Il direttore del quotidiano La Stampa, Massimo Giannini, nella bufera dopo l’edizione del giornale pubblicata il 16 marzo. In prima pagina, infatti, appare una enorme fotografia di una strage appena compiuta da un missile in Ucraina. Ma La Stampa non precisa che quei morti sono di Donetsk, città separatista e sotto il controllo russo. I social network, ma anche le massime autorità russe all’Onu, accusano il quotidiano italiano di fare disinformazione. Ma Giannini, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, non ci sta.
Lilli Gruber parla del caso dell’ultima presunta strage, avvenuta al teatro di Mariupol, per introdurre l’argomento della guerra di propaganda che affianca quella combattuta con le armi. “Ci sono in guerra episodi terribili ma anche molto controversi, con versioni opposte. – spiega la conduttrice – Uno di questi è stato due giorni fa il bombardamento di civili a Donetsk. Massimo Giannini, tu oggi con la tua Stampa, con questo episodio e con una foto che raffigurai civili morti, – prosegue mostrando la prima pagina de La Stampa – sei finito all’Onu a New York. Dove il vice rappresentante dei russi ti ha additato come esempio di propaganda. Perché in questa foto tu metti il titolo ‘La carneficina’ e i reportage sono tutti anti invasione russa. Quindi diciamo che l’informazione non è proprio molto corretta. Tu cosa replichi?”, la Gruber bacchetta il suo collega.
“Io sono abbastanza sconcertato da quello che è successo oggi. Perché siamo al giorno 21 di una guerra che vede l’esercito russo colpire la popolazione civile. – si difende così Giannini – Come giornale ho fatto una scelta fin dall’inizio, quella di dare le immagini, anche quelle più crude, perché penso che l’orrore della guerra non vada nascosto ma esibito”. “Però ti imputano di aver usato l’immagine di Donetsk dove ancora non si sa in realtà chi abbia sferrato l’attacco”, insiste la Gruber.
“Lo spiego subito. – replica deciso il direttore de La Stampa – Quando è successa la strage a cui hai fatto riferimento, è scoppiato il rimpallo delle responsabilità tra russi e ucraini su cui abbiamo fatto una pagina intera. Oggi, con una foto particolarmente tremenda di quell’eccidio, abbiamo deciso di fare una prima pagina per mostrare il puro orrore della guerra. Abbiamo titolato ‘La carneficina’ senza attribuirla. Quindi non vedo dove sia la polemica. Se non nel fatto che i russi la usano pro domo loro. Ma la cosa che mi dà più fastidio è che esiste anche qualcuno qui in Italia, e sono i soliti miserabili del web, che amplificano questo caso considerandolo disinformazione”, conclude.
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