Nella ristretta ma agguerrita pattuglia di parlamentari che si rifiuta di ascoltare l’intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Parlamento italiano, c’è anche il senatore Emanuele Dessì. L’ex pentastellato, ora passato sotto le insegne del Partito Comunista di Marco Rizzo, rivendica la sua posizione di neutralità di fronte alla guerra tra Russia e Ucraina. Nega di essere un fan di Vladimir Putin, ma attacca pesantemente Zelensky.
“Zelensky non ha nulla da dirmi. – dichiara Dessì a Repubblica – La sua posizione è rispettabilissima, ma di parte. La mia solidarietà va al popolo ucraino, non ai suoi governanti. Non sono filo Putin. Solidarietà al popolo russo, non ai suoi governanti. Il mio è un ragionamento sociale. Anche Zelensky ha le sue colpe. Non ha fatto nulla per evitare i rischi di una guerra. Doveva impedire che i suoi battaglioni aggredissero chi invocava l’autonomia nel Donbass. È come se da noi in passato il capo del governo, ad esempio Renzi o Berlusconi, avesse mandato l’esercito contro la Lega che chiedeva l’autonomia di Lombardia e Veneto”.
“Non giustifico l’invasione dell’Ucraina, sono neutrale. – spiega ancora Dessì – Ma non vado a legittimare con la mia presenza un leader che chiede la No-fly zone. Non ho nessuna stima di Putin. M’interessa il destino dell’Italia. Rischiamo la terza guerra mondiale per il protagonismo di Putin, Zelensky e del governo Usa. Noi saremo i primi a pagare, come dimostrano le minacce russe. Se fossi stato al posto di Putin avrei adottato le stesse sanzioni assunte dall’Occidente nei suoi confronti: avrei decuplicato il prezzo del gas”.
“Se il Messico o il Canada avessero aderito al Patto di Varsavia, gli Usa cosa avrebbero fatto? – si chiede polemicamente Dessì – Se i cinesi installano una base di fronte alla Florida Biden sta a guardare? Lukashenko vorrebbe rimanere neutrale, ma se lo costringeranno si schiererà con la Russia. Non sto difendendo Putin, cerco di capire. Faccio il politico non il missionario. Ho capito che non si legittima una sola parte nel conflitto. sono solidale con il popolo ucraino. È giusto dargli sostegno e aiuti.
Ma ho tre figli e in guerra per Zelensky non ce li mando. Sono assolutamente contrario all’invio di armi, alimentano il conflitto. La lotta è impari. Kiev non può che soccombere. Il suo presidente la deve smettere di chiedere aiuti militari perché ormai l’invasione c’è stata. Ma che gliene frega a Putin del resto d’Europa? L’ha visto che va in giro col giubbotto da 12mila euro? Non credo che la nostra democrazia sia compiuta. È una finta democrazia pacifista. Non vedo tutta questa superiorità”, conclude.
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