Scontro a distanza a Dimartedì tra Enrico Letta e Alessandro Di Battista. Il segretario del Pd è il primo ad accomodarsi nello studio del talk show condotto da Giovanni Floris. Letta difende la scelta del governo italiano di inviare armi in Ucraina e se la prende con il “filoputinismo” che secondo lui avrebbe raggiunto dei livelli impressionanti in Italia. Considerazioni che fanno esplodere la rabbia dell’ex pentastellato, intervistato subito dopo di lui.
“Putin ha già lavorato molto sull’Italia. C’è un sostrato di filoputinismo nel nostro Paese che io trovo impressionante. – punta il dito Letta – Questo è cominciato negli anni scorsi, però qui c’è anche la responsabilità di scelte politiche. Ci sono state delle scelte nel passato che hanno reso il nostro Paese un Paese che guardava a Putin, a Trump e che ce l’aveva con Bruxelles. Per quello che mi riguarda, i nostri punti di riferimento sono sempre stati l’Unione europea e il rapporto con gli Stati Uniti. Oggi per noi non è un cambio di rotta stare su questa strada. La cosa fondamentale oggi è che l’intero Paese stia decidendo di sostenere queste scelte”, puntualizza.
“Io ne ho le scatole piene di politici che per forza devono etichettare idee diverse dalle loro come filoputiniane. – così Di Battista commenta poco dopo le sue parole – Un maccartismo che veramente non fa onore a Letta. È difficile per me trovare un politico oggi con il quale sono totalmente in disaccordo come con Letta. Non condivido praticamente nulla di quello che ha detto. Mi sembra molto ipocrita il ragionamento che viene fatto da molti politici italiani, che potrei sintetizzare nel ‘armiamoci ma poi combattono loro’. Credo che mandare le armi in Ucraina violi la Costituzione. L’Italia ripudia la guerra”.
“Condivido le parole dell’ambasciatore Massolo che ha detto che Putin presto o tardi vincerà. E la retorica che fa Letta sull’invio di armi è piuttosto stomachevole. – affonda ancora il colpo Di Battista – Non deve passare il concetto che chiunque stia lottando per difendersi debba essere armato da un Paese che ripudia la guerra. A questo punto pretendo che vengano inviate armi ai curdi che vengono massacrati da Erdogan, membro della Nato. O agli yemeniti che vengono massacrati dall’Arabia Saudita. O ai palestinesi che vivono sotto occupazione militare e sotto apartheid. L’Italia si è giocata il ruolo di mediazione perché Draghi si sta comportando in maniera estremamente suddita rispetto a Washington”, chiude con l’ennesima provocazione.
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