Il governo Draghi annuncia di voler aumentare la spesa militare italiana fino al 2% del Pil. Ma non tutti i Parlamentari sono d’accordo, anche quelli della maggioranza. La spaccatura riguarda soprattutto due forze politiche: la Lega e il M5S. Il partito di Matteo Salvini rinuncia a presentare un ordine del giorno a favore dell’aumento, ma il segretario invita il premier alla moderazione. Fibrillazioni ancora più gravi nel M5S dove il leader Giuseppe Conte lascia intendere che il Movimento non è disposto a votare alcun tipo di aumento.
Per il momento sembra scongiurata una possibile crisi di governo a causa del paventato aumento della spesa militare. Ma le tensioni in Parlamento restano intatte tra le forze di maggioranza. A preoccupare Mario Draghi sono soprattutto la Lega e il M5S. Il Carroccio si dimostra ondivago, come sempre più spesso gli accade. Prima presenta un ordine del giorno alla Camera per spingere sull’aumento della spesa. Ma poi blocca tutto, annunciando di aver ritirato una proposta identica a Palazzo Madama. Lo stesso Salvini si augura che questo aumento sia “contenuto”.
Ma le note dolenti per il governo arrivano dal fronte pentastellato. A scatenare la bufera nel Movimento è stato il senatore Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama, il quale ha annunciato il suo no al decreto Ucraina, aggiungendo che non voterà più la fiducia a Draghi. Scelta che provoca la dura reazione di Conte che si sarebbe detto stanco di “dichiarazioni in libertà dei singoli parlamentari che rischiano di distruggere la linea chiara del gruppo”.
Linea del M5S che però non sembra così chiara, almeno sull’aumento della spesa militare. Vero che il Movimento non presenterà per il momento nessun odg contrario all’aumento. Ma è altrettanto vero che Conte stesso ha lasciato intendere che il M5S voterà no a qualsiasi provvedimento in questo senso.
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