La sentenza definitiva sul caso della morte di Stefano Cucchi provoca degli effetti immediati. Subito dopo la condanna a 12 anni di carcere, decisa dalla Corte di Cassazione, i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro si sono entrambi costituiti e ora si trovano nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, vicino Napoli. Esulta la sorella di Stefano, Ilaria. Polemico invece il legale della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo.
I due carabinieri condannati per l’omicidio preterintenzionale di Stefano Cucchi, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, hanno dunque trascorso la loro prima notte dietro alle sbarre. Ne avranno per 12 anni, al netto di probabili sconti di pena. La sentenza è stata pronunciata dalla Quinta sezione penale della Corte di Cassazione, dopo una camera di consiglio durata circa cinque ore. Da segnalare però che dovrà essere celebrato un nuovo processo di Appello nei confronti di Roberto Mandolini e Francesco Tedesco. I due erano stati accusati di falso e già condannati rispettivamente a quattro anni e due anni e mezzo di carcere per aver mentito su ciò che accadde la notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 nella caserma Casilina di Roma.
“Possiamo mettere la parola fine su questa prima parte del processo sull’omicidio di Stefano. Possiamo dire che è stato ucciso di botte, che giustizia è stata fatta nei confronti di loro che ce l’hanno portato via”, dichiara Ilaria Cucchi subito dopo la sentenza della Cassazione. “Quello che mi interessa è che Stefano non è caduto dalle scale”, aggiunge la sorella di Stefano Cucchi.
“Siamo soddisfatti e dedichiamo questa sentenza definitiva ai vari Matteo Salvini, Gianni Tonelli, e agli iper garantisti che, per un decennio, hanno sostenuto che Stefano Cucchi era morto di suo. Era morto a causa dell’abbandono da parte dei genitori. – commenta polemico Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi – Auspichiamo, soprattutto per quanto riguarda la posizione di Mandolini, che si corra per evitare che goda di una prescrizione a cui lui ha dato corso. Ed è primariamente responsabile insieme alla scala gerarchica”, conclude facendo riferimento al caso dell’ufficiale che dovrà essere sottoposto ad un altro processo di Appello.
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