A meno di clamorosi colpi di scena dell’ultimo momento, il programma della Via Crucis sarà confermato dal Vaticano nonostante le proteste delle autorità ucraine. Nelle scorse ore l’ambasciata di Kiev presso la Santa Sede aveva protestato con veemenza contro la decisione di Papa Francesco di far portare la croce ad una donna ucraina insieme ad una russa. Dura reazione a cui si era aggiunto anche l’arcivescovo di Kiev Sviatoslav, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Ma il Vaticano stavolta sembra non voler cambiare idea.
Le due donne protagoniste involontarie della vicenda si chiamano Irina e Albina. La prima è un’infermiera ucraina, mentre la seconda è una specializzanda russa. Entrambe prestano servizio presso il Campus biomedico di Roma. Ed è qui che hanno stretto una profonda amicizia. Motivi che ha spinto la Santa Sede a chiedere di sfilare insieme durante la Via Crucis in programma per il Venerdì Santo. Ma le polemiche esplose in queste ore hanno complicato le cose.
“Quando ci siamo incontrate poco dopo l’inizio della guerra, Albina è venuta nel reparto. Io ero di turno. – racconta la ragazza ucraina – È bastato il nostro sguardo: i nostri occhi si sono riempiti di lacrime e Albina ha cominciato a chiedermi scusa. Si sentiva in colpa e mi chiedeva scusa. Io la rassicuravo che lei non c’entrava niente in tutto questo”. Per questo motivo la scelta di portare insieme la croce durante la Via Crucis era sembrata loro una cosa normale perché “questa guerra ci ha unito di più”.
“Insieme si potrebbe fare tanto. L’umanità si deve unire insieme per cercare di trovare la pace e una soluzione a tutto quello che sta accadendo”, spiega ancora Irina. L’attesa dunque è ora tutta per la Via Crucis e per il messaggio di pace e speranza che Papa Francesco ha deciso di dare sulla guerra in Ucraina.
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