Ennesimo scontro in diretta tv nello studio de L’aria che tira. Protagonisti del duro botta e risposta durante il programma di La7, condotto da Myrta Merlino, sono il giornalista Antonio Caprarica e il sindacalista di sinistra Giorgio Cremaschi. Quest’ultimo insiste sul fatto che metà degli italiani non vogliono inviare più armi all’Ucraina. Posizione che fa infuriare Caprarica.
“Questo argomento del funzionamento della democrazia è l’argomento secondo cui l’opinione pubblica sarebbe in maggioranza contraria all’invio delle armi, o comunque alla linea seguita dal governo italiano. E che dunque c’è addirittura un tema di scollamento tra istituzioni e popolo. – commenta con durezza Caprarica – Qui bisognerebbe andarci un po’ cauti. Vorrei ricordare che non siamo ancora alla democrazia dei sondaggi, siamo una democrazia rappresentativa. E quindi un voto in Parlamento è un voto che rappresenta il popolo”, sottolinea il giornalista.
“Lo rappresenta nel modo più formale e più solenne. Molto più di quanto lo possa rappresentare un sondaggio. Sondaggi che peraltro offrono risposte diverse. Perché è vero che c’è un forte contrasto nell’opinione pubblica, ma è altrettanto vero che questo contrasto nasce da sentimenti anche di legittimo e sano egoismo. Chi di noi vorrebbe domani mattina non curarsi più della guerra e andarsene tranquillamente in vacanza?”, si domanda polemicamente Antonio Caprarica. “Però purtroppo la guerra ci interpella e ci costringe a fare i conti con il nostro futuro e con la difesa dei nostri diritti. Allora, per piacere, discutiamo ma non si metta in discussione la legittimità delle decisioni del governo italiano. Questa è democrazia”, si infervora l’ospite di Myrta Merlino.
“Poi la democrazia sovietica è un’altra storia”, attacca così il suo interlocutore. Cremaschi prova a protestare, ma Caprarica lo fulmina: “Vedo che l’abitudine alla democrazia non le impedisce di parlare sugli altri. Vedo che lei ha una concezione molto leninista della democrazia, che significa togliere la parola agli altri. Ma si sa, i leninisti sono sempre così”. Cremaschi sorride. “Nessuno ha posto in questione la legittimità formale. – spiega le sue ragioni – Però se uno non vuol vedere che il 98% del Parlamento italiano ha votato le armi, e la metà della popolazione è contro l’invio delle armi, questo è un problema politico. Non vogliamo farla questa guerra”, conclude.
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