Per la famiglia Cucchi si chiude definitivamente un triste capitolo della loro storia. La quinta sezione della Corte di Cassazione ha infatti pubblicato le motivazioni della sentenza con cui, il 4 aprile scorso, sono stati condannati in via definitiva a 12 anni di carcere i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, riconosciuti colpevoli dell’omicidio di Stefano. Ilaria Cucchi commenta con durezza la sentenza che ha anche disposto un processo di Appello bis per Roberto Mandolini e Francesco Tedesco, condannati in appello rispettivamente a 4 e a 2 anni e mezzo con l’accusa di falso.
Nelle motivazioni della sentenza della Cassazione si legge che il “pestaggio” di Stefano Cucchi, avvenuto nella caserma dei carabinieri di Roma Casilina la notte del 16 ottobre 2009, è stata la “causa primigenia” di una serie di “fattori sopravvenuti”. Tra cui le “negligenti omissioni dei sanitari” che hanno causato la morte di Stefano. “La questione della prevedibilità dell’evento è certamente fuori discussione, date le modalità con le quali gli imputati hanno percosso la vittima, con colpi violenti al volto e in zona sacrale, ossia in modo idoneo a generare lesioni interne che chiunque è in grado di rappresentarsi come prevedibile conseguenza di tale azione”, aggiunge la Cassazione.
“Per me e per la mia famiglia si chiude un capitolo estremamente doloroso. – dichiara Ilaria Cucchi alla Adnkronos – Leggere nero su bianco che gli assassini di mio fratello sono stati condannati in via definitiva ripaga di tanti anni di sofferenze, non certamente per spirito di vendetta ma di giustizia”.
“Per quanto riguarda Mandolini – aggiunge Ilaria Cucchi riferita all’ufficiale dei carabinieri che dovrà subire un nuovo processo – al di là delle dichiarazioni del suo difensore, con il deposito così rapido delle motivazioni gli direi di non cantare vittoria, forse non può contare sulla prescrizione. In ogni caso è stato riconosciuto e nessuno potrà più negare che Stefano Cucchi è morto per il violentissimo pestaggio subito”.
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