Alessandro Orsini nuovamente ospite, a titolo gratuito, di Cartabianca. Durante l’ultima puntata del talk show di Rai 3 condotto da Bianca Berlinguer, il professore della Luiss commenta gli ultimi sviluppi della guerra tra Russia e Ucraina. Orsini apprezza in modo particolare l’impegno profuso dal presidente francese Emmanuel Macron per giungere al più presto alla pace. E definisce le sue parole “antiamericane”.
“Quello di Putin mi è parso il tipico discorso di un capo di Stato in un momento del genere. – spiega Orsini – Utilizzare parole di minacce, morte e distruzione sarebbe stato un danno per la Russia. Mi è sembrato interessato a rivolgersi soprattutto all’Occidente e poi sono arrivate poi parole di moderazione anche da parte di Macron. La guerra sta andando male per Putin? – si chiede il professore – Fatico a rispondere a questa domanda. Noi abbiamo una rappresentazione dei fatti e pensiamo che sia quella che Putin ha nella mente. Ma non abbiamo una documentazione sufficiente per ricostruire correttamente la sua strategia. Noi siamo in una condizione disastrosa per quanto riguarda l’informazione, è difficile capire quello che sta accadendo sul campo e confrontarlo con la strategia di Putin”.
Alessandro Orsini sottolinea che “le parole di Macron sono molto importanti, parlando di un’idea di Europa futura. Io le definirei impropriamente ‘antiamericane’, è un sorta di messaggio a Putin. Quando parla Macron io mi sento rincuorato e ripongo le mie speranze europee in lui. Quelle italiane in Giuseppe Conte, ma se Letta assumesse questo atteggiamento, lo ringrazierei pubblicamente dalla mattina alla sera. A me sta a cuore soltanto la pace”.
“Non vorrei assolutamente che il governo Draghi cadesse. – prosegue Orsini – Penso che dovremo arrivare alle prossime elezioni con questo esecutivo. Forse però bisognerebbe avviare un processo nuovo, che tenga conto di quello che pensa e sente l’opinione pubblica. Nessuno ha un atteggiamento prevenuto. Putin purtroppo ha sventrato un Paese. Ma le persone si chiedono che fine faremo continuando a inviare armi. La politica internazionale deve essere simile a quella interna”, conclude.
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