Uno sfogo che sta facendo molto rumore sui social, quello di Furio Colombo contro Alessandro Orsini e Massimo Fini. Colombo è uno dei decani del giornalismo italiano, nonché fondatore del Fatto Quotidiano insieme a Marco Travaglio e Antonio Padellaro. In un lungo editoriale il giornalista si lamenta di dover vedere i suoi articoli pubblicati accanto a quelli dei due colleghi appena citati. E usa parole durissime soprattutto nei confronti del professore della Luiss.
“Sulla guerra, la Nato e i nemici non capisco più il nostro giornale”. È questo il titolo scelto da Furio Colombo per il suo editoriale. “All’improvviso mi sono trovato a scrivere su questo giornale, che avevo contribuito a far nascere con Padellaro e Travaglio, accanto a un collega che non conoscevo e che non vorrei conoscere. Caro a tutti coloro che pensano che l’America sia il vero pericolo dei popoli e delle democrazie. E che l’invio di armi ai resistenti invasi e assediati dal rischio imminente di distruzione totale sia un sacrilegio”, affonda subito il colpo il giornalista riferito ad Alessandro Orsini.
“E mi sono trovato a dover leggere il testo di un altro collega che mi racconta, al rovescio, la terrificante guerra mondiale che ho vissuto, e che conosco e ricordo da bambino in fuga, in una versione in cui Hitler era di origine ebraica e non aveva alcuna intenzione di fare la guerra che distruggerà l’Europa. – attacca ancora Furio Colombo stavolta parlando di Massimo Fini – Aggiungendo una affermazione che nega la storia ed è inaccettabile anche come post verità in quella frase ‘i tedeschi proteggevano gli italiani, mentre gli american invadevano il Paese, abbandonato a stupri e violenze in libertà’”.
Furio Colombo respinge con forza queste “visioni” che ritiene “distorte” che compaiono proprio accanto ai suoi articoli. “Non sono il solo in Italia a sapere che gli ‘studi’ di Alessandro Orsini falsificano fino ai dettagli la storia di questo Paese e del contesto politico e umano di cui siamo parte. – prosegue poi il giornalista – Orsini tenta tenacemente di apparire perseguitato. Con lui non siamo mai al dubbio o al suggerimento, ma alla affermazione o negazione assoluta priva di alternative. L’invenzione della verità alternativa di Donald Trump ha fatto molta strada. Orsini, che studia molto, ne ha fatto il suo strumento preferito”, conclude.
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