Totò Cuffaro torna protagonista della politica siciliana. L’ex presidente della Regione Sicilia, già condannato in via definitiva per aver favorito la mafia, si ripresenta sulla scena palermitana per dare vita ad una lista elettorale che appoggerà il candidato sindaco del centrodestra Roberto Lagalla. Cuffaro rilascia diverse interviste ai quotidiani nazionali. Ma a far discutere è la sua uscita sul problema del traffico a Palermo che ricorda una battuta del film di Roberto Benigni, Johnny Stecchino.
Intervistato da La Stampa, Totò Cuffaro ricorda che, in occasione della commemorazione per i 30 anni dalla strage di Capaci, anche lui ha pregato per il giudice Giovanni Falcone, per la moglie Francesca Morvillo e per gli agenti della sua scorta trucidati da una bomba piazzata da Cosa Nostra. “Ma da solo in chiesa, non vado sotto un palco armato contro di me”, precisa facendo riferimento alle proteste avvenute durante la commemorazione. Poi, parlando del problema della mafia, ecco la battuta che sta facendo sorridere: “Ai palermitani interessano traffico, rifiuti e 1200 bare accatastate da un anno e mezzo senza degna sepoltura”.
Raggiunto da Repubblica, Totò Cuffaro torna sulla sua condanna per mafia. “Secondo la procura mi è stata data la notizia che c’erano delle microspie a casa Guttadauro (all’epoca reggente del mandamento di Brancaccio, ndr). Io l’avrei riferito a un assessore comunale (Domenico Miceli, ndr). Lui l’avrebbe detto a Guttadauro”, spiega.
“Io l’ho accettata quella condanna. – si sfoga il politico siciliano – Ma è giusto che si sappia perché sono stato condannato. Ho rispetto delle istituzioni. Non è soltanto un mio dovere, ma anche un mio diritto rispettare la sentenza. Non posso fare il medico, non posso votare e non posso candidarmi. Pensare e fare politica non è un ‘pubblico ufficio’. Lo dice la legge”, conclude la sua intervista promettendo di voler continuare a tutti i costi a coltivare la sua passione politica.
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