Sergei Lavrov minaccia nuovamente l’Occidente. Il ministro degli Esteri russo rilascia un’intervista alla testata Russia Today per chiarire la posizione di Mosca sulla guerra in Ucraina. Lavrov rispedisce innanzitutto al mittente il piano di pace italiano, giudicandolo improponibile. Spiega che Crimea e Donbass non ritorneranno mai sotto il controllo di Kiev. E poi lancia un duro avvertimento alla Nato le cui armi fornite all’Ucraina, se dovessero colpire il territorio russo, provocherebbero una sicura escalation.
“I politici seri che vogliono ottenere risultati e non sono impegnati nell’auto promozione di fronte al loro elettorato, non possono proporre questo genere di cose”, questo il duro commento di Lavrov, nel corso di una intervista concessa a Russia Today, sulla proposta di pace in Ucraina formulata dal governo italiano. Secondo la traduzione dell’intervista fatta dall’Ansa, il ministro degli Esteri russo avrebbe sottolineato come “quanto appare sui media provoca un sentimento di rammarico”, in riferimento alle ipotesi di riportare sotto la sovranità di Kiev le regioni della Crimea e del Donbass, anche se con uno status autonomo.
Sergei Lavrov avverte inoltre che “le armi che i Paesi occidentali forniscono all’Ucraina, in grado di colpire il territorio russo, sono un serio passo verso un’escalation inaccettabile”. Il capo della diplomazia russa si augura invece che “le persone sane di mente in Occidente lo capiscano, Ne sono rimasti ancora alcuni”, chiosa.
Secondo Lavrov i tentativi di trasformare la Nato “in un’alleanza globale alla ricerca del dominio militare in tutto il mondo, sono destinati a fallire. Stanno pianificando di trasformare questa ’unione difensiva’ in un’alleanza globale che cerca il dominio militare nel mondo. È un percorso pericoloso, fallirà”. La Nato, conclude, “era un’organizzazione difensiva quando c’era qualcuno da cui difendersi”. Le sue parole arrivano a poche ore dal colloquio telefonico intercorso tra Mario Draghi e il presidente russo Putin, dal quale Mario Draghi è uscito con la sensazione che Putin almeno per il momento non voglia sentire parlare di pace.
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