Quello di Mario Adinolfi è soltanto un record eguagliato, visto che prima di lui già qualcuno era riuscito nell’impresa. Ma il fatto che il leader del Popolo della famiglia si sia candidato a sindaco dell’isola di Ventotene, non riuscendo ad ottenere neanche una preferenza, fa comunque notizia. Lui cerca di minimizzare parlando di un”contesto paramafioso” che di fatto lo ha escluso dalla corsa elettorale insieme ai suoi rivali storici del partito gay che però almeno un voto lo hanno preso.
“Voglio cominciare col dire che Il popolo della famiglia è andato molto bene in tutta Italia e stiamo già avendo i primi eletti in tutti i comuni, addirittura al primo turno. – dichiara Adinolfi all’Adnkronos – A Ventotene noi abbiamo provato una sfida, noi e il Partito gay insieme, paradossalmente, di spezzare dei legami in un contesto paramafioso dove il sindaco che è stato eletto ha sulle spalle processi, prescrizioni, accuse che ancora devono andare a dibattimento, e quelli che provano a spezzarlo prendono un voto in due”, accusa il politico cattolico.
“Giornalisticamente si pensa che la notizia sia Adinolfi. – si sfoga il leader del Popolo della famiglia – Ma io ho ancora una volta evidenziato un problema della democrazia di questo Paese. L’ho fatto in un piccolo centro che ha il problema del controllo militare del voto. Abbiamo provato a spezzarlo da due fronti opposti. Il risultato è stato che la guerra tra bande ha vinto. Per carità, vince la democrazia, che però ha questo tipo di contorno. Ripeto, fossi oggi un giornalista un po’ più accorto andrei a vedere il curriculum di Caputo (sindaco rieletto ndr) piuttosto che giocare sulle zero preferenze. C’è qualcosa in quella democrazia che non funziona e si chiama controllo del voto”.
“Anche la precedente consiliatura è finita con lo scioglimento e il commissariamento. Io ho cercato di rilanciare un progetto diverso e insisterò. Peraltro è tradizione del popolo della famiglia cominciare con pochissimi voti per poi progressivamente diventare progressivamente protagonista un po’ ovunque con eletti e nuove forze che entrano nel meccanismo democratico”, conclude Mario Adinolfi.
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