È una delle domande più frequenti del nostro tempo: la tecnologia che avanza ci toglierà posti di lavoro? Verremo sostituiti dai robot?
La storia ci insegna che ci sono rivoluzioni che sconvolgono il mondo ed il ruolo dell’uomo sul pianeta, rivoluzioni che cambiano i paesaggi e modificano usi e costumi degli abitanti della Terra. La celebre ‘rivoluzione industriale’ partita dall’Inghilterra sul finire del XVIII secolo, fu il primo vero e proprio scossone dell’era moderna. Fu un cambiamento radicale che trasformò completamente il mondo intero, formando quei grandi agglomerati urbani che prima erano solo fortini riforniti dalle indispensabili campagne.
Il grande esodo dalle zone rurali alle città, per lavorare nelle neonate industrie, fu un movimento di folle senza precedenti: gli esperti affermano che tutto ciò sia stato nulla in confronto a ciò che sta per succedere.
L’industria 4.0 travolgerà il mondo: Machine Learning, Big Data, Intelligenza Artificiale, Internet delle cose, Robot, Digitale, una rivoluzione epocale per cui, probabilmente, non abbiamo un buon libretto d’istruzioni.
Cercheremo le risposte raccogliendo e rielaborando opinioni di esperti e studi di settore, partendo dalla certezza che questo cambiamento alle porte, sarà ancora più radicale ed invasivo rispetto alle grandi svolte del passato, che l’automazione non raggiungerà soltanto le industrie ma anche le banche, i cantieri, i negozi e perfino le nostre case.
Si creeranno certamente nuove occupazioni legate soprattutto alla programmazione ed alla manutenzione di tutti i nuovi strumenti, ma riusciranno a compensare le perdite dei posti di lavoro polverizzati dall’introduzione delle macchine?
Questa massiccia caduta dell’occupazione interesserà sicuramente il nostro Paese, la cui crescita procede sempre più lentamente, ma non sarà certo solo l’Italia a piegarsi all’avanzata dell’intelligenza artificiale.
Diversi studi hanno confermato che addirittura metà dei lavoratori mondiali, svolgono attività soggette a possibili introduzioni di automazioni, ed addirittura, fa ancora più impressione il dato ufficiale di coloro che saranno ‘sostituibili’: il 47% degli occupati.
Soggetti e non soggetti alla rivoluzione
Si calcola che saranno addirittura più di un miliardo le posizioni messe a rischio dall’intelligenza artificiale e dai robot, di cui ben 700 milioni tra l’India e la Cina.
Un dato estremamente sconcertante, e se vi sembra un riscontro esotico e lontano da noi, le ricerche hanno prodotto analisi devastanti anche sul territorio europeo: 54 milioni di posti di lavoro a forte rischio, con un monte stipendi totale di 1700 miliardi di euro, per quanto riguarda i 5 paesi presi in considerazione (Francia, UK, Spagna, Germania ed Italia).
Ma non dobbiamo vedere tutto grigio: ci sono alcune professioni che non saranno soggette a questo ingente cambiamento, si tratta degli psichiatri e… udite udite: i deputati, altro privilegio che continuerà ad alimentare il fuoco di poltrone, che già arde impetuoso, dalle nostre parti.
Ma la vera motivazione per cui non dobbiamo disperarci per il futuro dei nostri figli, nipoti e pronipoti, è che molti esperti parlano di un grande assestamento che avverrà dopo l’enorme scossa. Ci sarà un periodo di transizione da superare, ma se tutti remeranno nella stessa direzione della tecnologia, compresi i Governi degli Stati mondiali, dalla grande rivoluzione il mondo trarrà beneficio e ci sarà una ricollocazione cospicua dei lavoratori del globo.
La Riprogrammazione
Un aspetto fondamentale per fronteggiare questa serie di enormi cambiamenti è, senza dubbi, la necessità di riprogrammare la società, ma in che termini?
Dovremo essere preparati a ciò che accadrà ed aumentare la nostra prontezza di riflessi di fronte a queste grandi scosse, tutto parte dall’istruzione, dall’educazione, dalla programmazione.
Dovranno essere formate figure tecnicamente e professionalmente in grado di adattarsi al futuro, sfruttare al meglio quello che gli esperti chiamano ‘potenziale umano’, quel mix di intelligenza emozionale, analisi critica e, soprattutto, creatività, che distinguerà sempre e comunque l’uomo dalla macchina.
In molti sono concordi sul fatto che la rivoluzione dell’automazione non potrà colpire integralmente tutti i settori, ci sono ambiti su cui non si può prescindere dall’acume umano, dovremo essere bravi proprio in questo: riprogrammare la nostra mente per non diventare ‘sostituibili’.
Anche se l’intelligenza artificiale ha dei margini di azione sconfinati, la creatività e l’emozione umana, non potranno mai essere coniate né riprodotte, per cui saranno queste le leve fondamentali della crescita. Dunque, ciò che gli inglesi hanno definito ‘re-skilling’ dovrà essere il presupposto necessario per prepararci alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale.
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L’Italia dei robot
Quali sono le caratteristiche più tipiche che rendono l’Italia famosa in tutto il mondo?
Proviamo a rispondere con semplicità: l’arte e la cucina.
Proprio queste due parole sono il monito di un Paese avvantaggiato, di fronte al sopraggiungere di una massiccia automazione.
L’Italia ha una grande tradizione di creatività ed imprenditorialità, d’iniziativa e capacità di adattamento: tra tutti i difetti che il mondo può attribuire al popolo italiano, ci sono pregi indiscutibili, che, in questo ambito, potrebbero risultare decisivi.
Arte e cucina sono sinonimo di estro, fantasia, inventiva, è la parte destra del cervello che lavora intensamente: sono le armi principali per non farsi travolgere dal processo che disintegrerà milioni di posti di lavoro.
Proprio per questo ci sentiamo di affermare che l’Italia può considerarsi avvantaggiata rispetto a paesi in cui certi meccanismi emozionali vengono meno, per storia e tradizione.
Non ci sono dubbi a riguardo della lenta crescita economica italiana e del grosso ritardo rispetto alle principali potenze mondiali, ma ci sono altre risorse che devono essere esaltate e valorizzate, visto che spesso ce ne dimentichiamo.
Prendiamo, ad esempio, l’educazione scolastica: ancorati ad un sistema vecchio ed ingiallito, ci scordiamo della necessità di coltivare quel ‘potenziale umano’ di cui abbiamo parlato, indispensabile per farsi trovare pronti di fronte al cambiamento. Molto spesso, nelle scuole, vengono penalizzate le menti creative che tendono ad uscire dagli schemi.
Ecco, il primo passo verso la riprogrammazione, è cercare di incanalare queste caratteristiche, tipicamente emozionali, di cui il popolo italiano dispone per cultura ed essenza, in direzioni utili ad affrontare l’avvento dell’intelligenza artificiale.
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Fonte originale principale: www.repubblica.it