Beppe Grillo scende a Roma per riportare ordine e serenità nel M5S. Ma l’effetto ottenuto sembra essere totalmente opposto. Due i nodi che proprio non vanno giù al leader del Movimento Giuseppe Conte e ai suoi fedelissimi: la fedeltà incondizionata al governo Draghi ribadita dal fondatore e il tetto al doppio mandato parlamentare. Le parole di Grillo gelano i pentastellati.
“Abbiamo preso un impegno con Draghi e lo rispettiamo. Non è che facciamo cadere il governo per un c… di inceneritore. Ma Draghi ci deve ascoltare di più”, dice Grillo ai deputati delle commissioni Lavoro e Cultura incontrati ieri pomeriggio a Montecitorio. Oggi invece sarà il turno di tutti gli altri. Il suo riferimento è alla costruzione di un inceneritore a Roma inserito nel decreto Aiuti su cui il governo dovrebbe mettere la fiducia. Insomma, l’ennesimo rospo da ingoiare per il leader Giuseppe Conte.
Secondo il quotidiano Repubblica, proprio Conte sarebbe rimasto molto deluso e sorpreso dai toni assolutamente pro Draghi di Beppe Grillo. Un comportamento apparentemente inspiegabile, visto che ormai l’ala più draghiana del Movimento se ne è già andata seguendo la scelta del ministro degli Esteri. Ma un’altra doccia fredda per i pentastellati arriva quando il fondatore tocca l’argomento del tetto al doppio mandato.
Fino a qualche giorno fa, infatti, sembrava che Beppe Grillo si fosse convinto a concedere almeno qualche deroga. Durante l’incontro avvenuto all’Hotel Forum di Roma, Conte ha avanzato la sua offerta che prevede una deroga per il 5% degli eletti. Si tratterebbe solo di cinque posti in Parlamento di cui potrebbero beneficiare storici big come Paola Taverna, Roberto Fico, Vito Crimi o Alfonso Bonafede. Ma questa opzione scatena le proteste degli altri veterani del M5S. Insomma, la discesa di Grillo a Roma sembra aver portato altro caos in un Movimento già in crisi esistenziale.
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