Mario Adinolfi riesce a far perdere la pazienza pure al Vaticano. In un recente post pubblicato su Instagram, il leader ultrà cattolico del Popolo della famiglia punta il dito contro il logo del Giubileo del 2025, più adatto secondo lui a rappresentare un Gay Pride. Di fronte alle proteste del segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, Adinolfi decide però di scusarsi con l’autore del logo. Anche se il suo post appare a tratti sarcastico.
“Ecco il logo del Giubileo 2025. Ma, porca pupazza, è il Giubileo o un Gay Pride? Proprio l’arcobaleno dovevano scegliere nel logo? Comunque, sia chiaro, io sono quello blu: l’ultimo del trenino”, scrive Mario Adinolfi su Instagram postando l’immagine del logo del Giubileo 2025, le cui quattro figure stilizzate rappresentano l’umanità che viene dai quattro angoli della terra e si abbracciano in un simbolo di fratellanza.
Di fronte alla bufera social montante Adinolfi aggiusta però il tiro. “Ho scritto a Giacomo Travisani, l’autore del logo del Giubileo 2025, single 50enne di Trani, di professione massaggiatore, complimentandomi per il suo successo. – scrive su Ig – Credo ad aver contribuito non poco a renderlo famoso e a far sì che scrivessero finalmente il suo cognome senza storpiarglielo. È bello che monsignor Fisichella abbia scelto tra tantissimi il lavoro di quest’uomo aitante non professionista”.
“Lo stesso Travisani racconta delle telefonate con cui ‘Fisichella in persona’ gli comunicava l’avanzamento del suo lavoro prima nella top ten poi nella top 3 che è stata consegnata al Papa per la scelta definitiva. – prosegue Adinolfi – La mia sul Gay Pride e sul trenino era solo una battuta, a quanto pare efficace perché ha fatto il giro istantaneo del web. E poi, se anche fosse quello l’immaginario a cui ha attinto (e sicuramente non lo è), chi sono io per giudicare? Sono qui per seppellire Cesare (i miei pregiudizi) perché Bruto (Travisani) è uomo d’onore. Porgo le mie scuse a chi s’è offeso, viva il Giubileo e viva Travisani”, conclude.
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