Il concerto dei Maneskin al Circo Massimo di Roma non s’ha da fare. È questa l’opinione di diversi medici che, in questi giorni, stanno lanciando accorati appelli a Damiano e agli altri membri della band per sensibilizzarli sul rischio di una ulteriore diffusione del Covid a causa del previsto assembramento di decine di migliaia di giovani. Per il momento i Maneskin non rispondono e la data di sabato 9 luglio sembra confermata.
“Non è una buona idea fare questo concerto adesso. Così non si fa altro che posticipare il picco”, commenta Antonello Maruotti, statistico della Lumsa. “I grandi eventi sono stati delle bombe sanitarie. – gli fa eco Marcello Pili, medico di famiglia di Ostia – Tutti noi medici di famiglia abbiamo visto pazienti positivi reduci da Vasco e ora il virus circola ancora di più. Trovo il concerto dei Maneskin, in questo momento, una follia, rischiamo 20mila positivi in una botta sola. E il problema, oltre che sanitario, è anche economico”.
“Da una settimana sempre più pazienti mi chiedono certificati medici Covid per il rimborso di vacanze che non riusciranno a fare a causa della positività. – si sfoga Pili – Siamo ancora a inizio luglio. Se questa situazione permane fino ad agosto saranno dolori. Rischiamo che il 70% delle vacanze degli italiani salti per colpa del virus. Dobbiamo fare i conti con la situazione attuale”.
Il medico romano si rivolge direttamente a Damiano, il cantante dei Maneskin. “Ha mostrato di avere una grande sensibilità sulle tematiche della salute. – dice Pili – Reputa che sia proprio indispensabile questo concerto, adesso? Rimandarlo a un momento di minore impatto del virus non sarebbe un’idea sbagliata. Mettere insieme 80mila persone è incomprensibile. Paradossalmente sarebbe stato meglio farli l’anno scorso: almeno il virus era meno contagioso”, conclude. “I grandi eventi hanno avuto un ruolo nel boom di contagi di queste ultime due settimane nel Lazio. – gli dà ragione Marco Trifogli, segretario regionale della Snami, il sindacato autonomo dei medici – Non voglio puntare il dito contro queste occasioni di socialità, ma non c’è coerenza”.
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