All’indomani della condanna all’ergastolo dei fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, la madre Simonetta Di Tullio si sfoga. Secondo la donna si tratterebbe di una “sentenza ingiusta” che la famiglia dei due giovani non si attendeva proprio. Insomma, secondo la Di Tullio, la condanna al carcere a vita per i figli sarebbe avvenuta “a furor di popolo”.
“È una sentenza ingiusta, non ce l’aspettavamo. Sono stati condannati a furor di popolo”, così si sarebbe sfogata la mamma dei fratelli Bianchi con alcuni parenti subito dopo la sentenza secondo le ricostruzioni giornalistiche. La donna qualche mese fa era stata intercettata mentre parlava con il figlio Gabriele durante un colloquio nel carcere di Rebibbia. “Siete su tutti i giornali. Nemmeno fosse morta la regina”, ha esclamato in quella occasione.
“Non ci sta più nessuno, ti hanno abbandonato tutti, amore mio! – diceva al figlio Gabriele – Ci dobbiamo vendere le macchine, perché non c’è rimasto più niente. Quel poraccio di padrito (tuo padre, ndr) quello non tiene coraggio a veni’ qua, sennò gli piglia un infarto”, raccontava al figlio prima di fargli una promessa: “Quando sarà tutto finito, quante persone mi levo dananzi (davanti), quante!”. Insomma, la mamma dei fratelli Bianchi non si attendeva proprio una sentenza così dura.
Così come non se la attendeva il legale della famiglia. “È fuori dubbio che siamo di fronte a una sentenza mediatica. – accusa l’avvocato – Mi spiegate cosa significavano quegli applausi alla lettura della sentenza? I parenti e gli amici erano contenti? E di cosa? C’è poco da essere soddisfatti di fronte a una tragedia così grande. Sì, sono deluso. Profondamente deluso. Per me questa non è giustizia. Anzi, è un aborto giuridico. Se c’è stato un colpo mortale, perché infliggere due ergastoli? – si domanda – Gabriele non ha assolutamente toccato il ragazzo e Marco ha dichiarato di averlo preso nella parte frontale sinistra dov’era già presente una lesione. Un colpo non mortale, come ha ribadito il professor Potenza, perito della Procura. E se c’è stata una sequenza di colpi, quale è stato, allora, quello mortale? Non si possono infliggere due ergastoli di fronte a una ricostruzione fumosa e, a tratti, contraddittoria”, conclude.
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