Giuseppe Conte scatenato dopo la caduta del governo Draghi. Nella serata di mercoledì 20 luglio, dopo una giornata trascorsa in assoluto e religioso silenzio, il leader del Movimento 5 Stelle ritrova magicamente la favella di fronte a decine di microfoni piazzati all’ingresso del Senato dai giornalisti in attesa da ore di una sua dichiarazione. E Conte non tradisce certo le attese, decidendo di attaccare frontalmente il presidente del Consiglio dimissionario che, a sua volta, durante la sua replica in Senato, non aveva risparmiato critiche feroci ai pentastellati, colpevoli secondo lui di aver varato una disastrosa legge sul superbonus..
“Abbiamo visto da parte del premier Draghi non solo indicazioni generiche, purtroppo su alcune misure c’è stato anche un atteggiamento sprezzante. – attacca subito Conte – Questo ci dispiace molto perché abbiamo ricevuto anche degli insulti. Oggi era una giornata importante perché era l’occasione per confrontarsi in modo ufficiale e ricevere degli impegni precisi da parte del presidente Draghi sulle misure che gli italiani attendono, su quelle priorità che avevamo indicato nell’agenda di governo. Invece mi sembra che questa discussione non ci sia stata”.
“Non abbiamo potuto capire quale può essere la soluzione per il superbonus. – prosegue nel suo sfogo il leader pentastellato – Non abbiamo compreso se questo salario minimo legale si ha intenzione o meno di farlo, non abbiamo ricevuto indicazioni sugli aiuti straordinari che abbiamo chiesto per famiglie e imprese, sul taglio del cuneo fiscale e tutte le altre misure per cui ci siamo battuti. Avevamo detto che non è questione di ultimatum ma di priorità su cui bisognava definire un’agenda di governo, non è stato possibile”.
“Francamente anche da parte delle forze di centrodestra c’è stato un atteggiamento incomprensibile. – Conte ce l’ha con tutti – In un momento così delicato del Paese c’è stato un forte ostruzionismo e una deliberata volontà di cacciarci fuori dalla maggioranza. Delle misure fondamentali che noi abbiamo messo a disposizione per proteggere i più deboli e far ripartire l’economia sono state criticate e disprezzate. Siamo diventati il bersaglio di un attacco politico che non ha nulla a che vedere con le urgenze del Paese. Siamo stati in pratica messi alla porta, non c’erano le condizioni per cui noi potessimo proseguire, come avevamo auspicato, con leale collaborazione”, conclude.
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