Emozione, commozione e un lungo e caloroso applauso hanno accolto Mario Draghi al momento del suo ingresso alla Camera dei Deputati per ufficializzare le sue dimissioni da presidente del Consiglio. Sono trascorse da poco le 9 del mattino di giovedì 21 luglio quando il premier lascia a piedi Palazzo Chigi per raggiungere Montecitorio entrando da un ingresso secondario. Il suo compito è di comunicare ai deputati quanto accaduto in Senato il giorno precedente, quando il suo governo non ha ottenuto la fiducia.
“Qualche volta anche il cuore dei banchieri centrali viene usato”. Così Mario Draghi apre il suo brevissimo discorso alla Camera, suscitando la commozione di diversi parlamentari. “Grazie per il lavoro fatto insieme. – prosegue il premier uscente scatenando l’applauso – Alla luce del voto espresso ieri dal Senato della Repubblica chiedo di sospendere la seduta perché mi sto recando dal presidente della Repubblica per comunicare le mie determinazioni”, conclude.
E, infatti, come dichiarato dallo stesso Draghi, la seduta della Camera è stata sospesa fino alle 12 e ora la palla passa in mano a Sergio Mattarella. Il capo dello Stato stavolta non potrà fare a meno di accettare le dimissioni del presidente del Consiglio, come aveva fatto invece una settimana fa dopo la mancata fiducia del M5S al decreto Aiuti. Impossibile anche trovare un traghettatore che porti il Parlamento fino alla scadenza naturale della legislatura nella primavera del 2023.
E allora la sola opzione sul tavolo del presidente della Repubblica è quella dello scioglimento anticipato delle Camere per portare l’Italia al voto il prima possibile. La prima data utile sarebbe stata quella del 25 settembre. Giorno però troppo vicino ad una importante festività ebraica. Le urne delle elezioni politiche si apriranno dunque quasi certamente il 2 ottobre. Fino a quel momento Draghi dovrebbe restare a Palazzo Chigi per gestire l’ordinaria amministrazione.
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