Dal carcere di San Vittore a Milano, Alessia Pifferi continua a chiedere del compagno. La donna di 36 anni che avrebbe lasciato morire la figlia Diana di un anno e mezzo abbandonandola per sei giorni da sola in casa, e per la quale si valuta anche la premeditazione per via della presenza di un flacone di benzodiazepine vicino al corpo della bambina, continua a chiedere del proprio compagno.
Non ci sono effettivamente tracce dell’uomo, un elettricista di 58 anni residente a Leffe, dal quale la donna avrebbe passato i sei giorni fatali, raccontando di aver affidato la piccola Diana alla sorella.
Intanto, si attendono a giorni alcuni provvedimenti, come quelli tesi a verificare l’effettiva presenza di benzodiazepine nel flacone vicino al corpo senza vita di Diana e alle eventuali tracce delle stesse sul ciuccio e nel biberon. Il dettaglio non sarebbe di poco conto, dato che la strategia difensiva sembrerebbe tesa a dimostrare la parziale infermità mentale della donna, mentre questo gesto ne certificherebbe la premeditazione.