Finora sono 53 i casi accertati di contagio da Langya virus (LayV), proveniente ancora una volta dalla Cina e dai toporagni. Non è una nuova conoscenza, però, perché lo si è separato già nel 2018, essendo attivo nelle province di Shandong e Henan.
Nessuna delle vittime monitorata in questi anni ha perso la vita.
Il LayV appartiene al genere Henipavirus, ed è stato identificato nei tamponi faringei. La sua comparsa è stata descritta da uno studio condotto da scienziati di Cina e Singapore e pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Il Langya causa febbre, tosse e stanchezza, ma compromette anche reni e fegato. Gli Henipavirus appartengono patogeni pericolosi come Hendra (HeV) e Nipah (NiV), che trovano nei pipistrelli il loro ospite naturale ma che possono infettare anche gli esseri umani.
I contagiati finora sembrano aver inoculato la malattia direttamente per zoonosi, cioè a contato con toporagni o simili. Non è ancora stato accertato un contagio da uomo a uomo.
L’Organizzazione mondiale della Sanità, comunque, ha predisposto un’attenzione molto alta, perché gli Henipavirus hanno una classificazione 4, possiedono cioè un alto livello di letalità, che va dal 40 al 75 percento.