L’irruzione dell’Fbi nella casa in Florida dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, mirava a recuperare documenti classificati sulle armi nucleari. A scriverlo è il Washington Post in un’inchiesta che coinvolge fonti governative anonime.
Secondo queste ultime, la preoccupazione degli inquirenti, nel corso di un’indagine partita da gennaio 2021 seguita all’occupazione di Capitol Hill, riguarderebbe la cessione di informazioni sulle basi nucleari e sulle tipologie di armi, ma non viene specificato se si trattasse di informazioni riguardanti gli stessi Usa o altre nazioni. E non è stato nemmeno chiarito, per il momento, se i documenti sono stati ritrovati, sono stati rimossi, oppure se sono stati distrutti.
Entro questa sera, Trump potrà opporsi alla pubblicazione del mandato di pubblicazione, che reca i motivi precisi dell’irruzione, ma un suo gesto in questo senso significherebbe di fatto ammettere di possedere quei file.
Intanto, in seguito all’uccisione di un sostenitore di Trump che si era presentato armato di fucile agli uffici dell’Fbi di Wilmington, in Ohio, il ministro della Giustizia, Merrick Garland, ha dovuto specificare di aver autorizzato personalmente l’operazione in Florida.