L’attore Francesco Pannofino è conosciuto soprattutto per la sua attività di doppiatore di divi hollywoodiani come George Clooney, Antonio Banderas e Denzel Washington, ma affermatosi anche come iconico protagonista della serie tv Boris, nei panni del regista René Ferretti, uno che tira a campare nell’italietta piccolo borghese.
In un’intervista a Repubblica rilasciata oggi, è telegrafico sulla situazione politica e sulle amministrative.
Comincia con una considerazioni sul governo Draghi: “mi faceva sentire sicuro” e quindi condanna chi l’ha fatto cadere. Prosegue poi riflettendo sulla data delle elezioni: “Votare il 25 settembre mi sembra assurdo. La gente è in spiaggia e parla di Totti e Ilary. È surreale”.
Premette, poi, che: “Ho sempre votato a sinistra. Sono d’accordo con Letta quando dice che con questa legge elettorale bisogna aggregare. Ma in genere quelli per cui ho votato io poi hanno perso, oppure sono stati al potere troppo poco, tipo il Prodi buttato giù da Bertinotti e Mastella”.
Si concentra con i suoi strali su tre figure politiche in particolare. Comincia con Carlo Calenda, nella sua Roma: “Un personaggio da gag comica, la sua entrata e uscita dall’alleanza col Pd è degna di un film, del resto viene da una famiglia di attori. Ha fatto un calcolo meschino per un pugno di voti stanno sempre appresso ai sondaggi, che poi non ci azzeccano mai”.
Ne ha anche per Giorgia Meloni: “Ci sa fare, bisogna ammetterlo. Il successo va rispettato sempre. E lei spacca l’obiettivo, come si dice sul set. Spero non vinca, parlano già dei ministeri da spartire, quando è così poi arrivano le delusioni. FdI ha una classe dirigente non all’altezza, la gente se ne accorge”, per non parlare del dettaglio sul fascismo: “più si tolgono simboli di quel periodo nefasto e meglio è”.
E, infine, conclude con Salvini: “Ma come si fa a promettere la flat tax al 23%? Dove li trova i soldi? La gente gli va pure dietro, crede agli asini che volano”.