Comincia da una storia su Instagram la battaglia di Chiara Ferragni sulle possibilità negate per l’aborto nelle Marche e contro il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia. “Ora è il nostro tempo di agire e far sì che queste cose non accadano”, titola Ferragni. “Fdi ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche, che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni”.
L’eventuale vittoria di Fratelli d’Italia alle prossime elezioni politiche segnerebbe una pesante retromarcia sui diritti in Italia: ne è un esempio il “laboratorio Marche”, tanto osannato dal partito.
In fatto di diritti, la retromarcia da parte della Regione presieduta da Francesco Acquaroli è stata innestata subito.
Nel 2021 la Regione si è opposta alla somministrazione della pillola Ru486 nei consultori, anche negli ospedali. Il 71% dei medici si dichiara obiettore e il caso è arrivato al Guardian, per poi essere rilanciato dalla celebre influencer.
Come denunciano su Vice Italia, anche sugli altri diritti le cose vanno male. Per quanto riguarda il suicidio assistito, per esempio, nonostante la sentenza della Consulta, tre pazienti, tra cui il “Mario” aiutato dall’associazione Luca Coscioni, alias Federico Carboni, hanno dovuto combattere per mesi contro il comitato etico regionale per ottenere il nulla osta alla somministrazione del farmaco.
La Regione Marche è stata tra le poche, inoltre, a negare il patrocino al Gay Pride.
E una cosa acquisita, almeno formalmente, come la parità dei sessi? Carlo Ciccioli, capogruppo di FdI in Regione, è convinto che in famiglia «la donna deve accudire, il padre dà le regole». Lo stesso Ciccioli si era distinto proprio sulle politiche antiabortive, per lui un classico esempio di “sostituzione etnica” in favore dei più prolifici immigrati.