Il Tribunale di Varese ha stabilito che tutti i social network, Facebook compreso, sono tenuti a sospendere e rimuovere i contenuti che diffondono informazioni false in materia sanitaria.
Tutto è partito dalla segnalazione di un account che aveva condiviso il video di una parlamentare che definiva i vaccini contro Covid-19 come iniezioni letali.
Insieme al video, la didascalia invitava i membri del gruppo amministrato dalla donna a non vaccinarsi. Facebook ha rimosso il contenuto e sospeso il gruppo per 30 giorni.
La donna aveva fatto causa al social network asserendo che le clausole nel contratto che si accetta quando ci si iscrive fossero vessatorie.
Meta, il gruppo di Mark Zuckerberg proprietario di Facebook, era però nel giusto, perché le condizioni contrattuali sono ricondotte nell’alveo dell’ordinaria regolamentazione. Mentre le limitazioni alla libertà di espressione incontrano limiti, “tra cui quello del diritto alla salute degli altri iscritti”, secondo la sentenza del tribunale italiano.