Le recenti elezioni politiche del 25 settembre hanno rappresentato un vero e proprio terremoto per il partito Democratico e per la sua dirigenza. Il segretario Enrico Letta, di fronte ai numeri deprimenti usciti dalle urne, ha immediatamente fatto sapere che non si ricandiderà al prossimo congresso in programma tra breve. Parte così la corsa per la conquista del Nazareno tra le varie correnti in cui è ancora diviso il Pd. In questo quadro si inserisce anche l’idea di cambiare nome al partito per dare un taglio netto con il passato e riconquistare gli elettori perduti.
Insomma, la sigla Pd viene ormai considerata respingente rispetto agli elettori anche dal gruppo dirigente del partito. Il caos comunque regna ancora sovrano al Nazareno, visto che non si sa nemmeno che forma e che contenuti prenderà il nuovo corso Dem. C’è infatti chi spinge per un’alleanza a sinistra con il M5S, e chi invece preferirebbe rivolgersi al centro di Carlo Calenda e Matteo Renzi.
C’è persino chi ipotizza che parte della dirigenza Pd potrebbe mollare definitivamente il partito per fondare una sorta di Cosa Rossa proprio insieme ai pentastellati di Conte. Intanto, però, la lotta interna al partito è già cominciata. E si fanno già alcuni nomi di candidati alla segreteria. Il favorito al momento è il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Ma a contendergli la guida del partito ci sono altre due sue conterranee come Elly Schlein e Paola De Micheli, oltre al sindaco di Pesaro Matteo Ricci.
Anche Andrea Orlando e Roberto Morassut non escludono la nascita di un nuovo soggetto politico. Quest’ultimo parla anche della necessità di aprire una “fase costituente che porti a un soggetto nuovo con dirigenti nuovi, un vero movimento politico e sociale: i Democratici”. Insomma, il Pd deve cambiare nome se vuole sopravvivere. Sono d’accordo anche la sottosegretaria Maria Cecilia Guerra e il sindaco di Firenze Dario Nardella,anche lui possibile candidato alla successione di Letta.
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