“Cara Rula, ma sei scema?”. Recita così il titolo di apertura in prima pagina di Libero, oggi, che è un editoriale e lettera aperta del direttore, Alessandro Sallusti, alla giornalista Rula Jebreal.
Jebreal ha twittato alcune volte su Giorgia Meloni, rivangando le notizie venute fuori in Spagna e riprese poi da Repubblica, circa il passato del padre di Giorgia Meloni.
Francesco Meloni, infatti, venne fermato a Minorca mentre tentava di trasportare 1500 chili di hashish su una barca a vela e fu condannato a nove anni. Ma Meloni senior aveva anche deciso di abbandonare la famiglia quando Giorgia aveva un anno e la stessa leader di Fratelli d’Italia ha detto più volte di aver deciso di troncare ogni rapporto con lui dall’età di 11 anni.
Sono molte le ombre in questa storia, ma non è sembrato certo un grande segnale di stile da parte di Repubblica e di Rula Jebreal tirare fuori questa storia nei modi in cui è stata trattata.
La giornalista e scrittrice con doppia cittadinanza italo-israeliana, si è detta disgustata e impaurita dalla vittoria di Giorgia Meloni e ha poi twittato: “Durante la sua campagna elettorale il nuovo primo ministro italiano, ha promosso un video di stupro in cui si afferma che i richiedenti asilo sono criminali che vogliono sostituire i cristiani bianchi. Ironia della sorte, il padre della Meloni è un famigerato trafficante di droga/criminale condannato che ha scontato una pena in una prigione”.
Su Jebreal sono piovute molte critiche da parti politiche trasversali, ma quella di Sallusti sembra essere la più affilata.
“Signora nessuno”, la appella il direttore, dopo il ruvido titolo, “icona di quella spazzatura umana che è diventata la sinistra elitaria e spesso milionaria”.
E infine: “Non c’è modo o possibilità di collegare Giorgia a ciò che faceva il padre, semmai merita una medaglia in più. Mentre più semplice è collegare Rula Jebreal alla categoria degli infami. Cioè di persona che, per aver compiuto azioni particolarmente turpi e spregevoli, si è resa indegna della pubblica stima”.