Giorgia Soleri sta male. È la stessa scrittrice ad informare i suoi numerosi follower con un post pubblicato sulla sua pagina Instagram. La Soleri spiega di avere finalmente scoperto, dopo la quinta diagnosi, quale è la misteriosa malattia che la fa stare tanto male. Le sue parole lasciano senza parole i suoi fan.
“La prima diagnosi che ho ricevuto è stata contemporaneamente una liberazione e un pugno nello stomaco. – scrive Giorgia Soleri su Instagram – Finalmente il mio dolore aveva un nome, potevo chiamarlo, spiegarlo, dargli spazio e dignità. Ma probabilmente quel nome era molto raro, insomma, altrimenti non ci avrebbero messo anni a trovarlo, no? No. La verità è che eravamo milioni di persone, silenziate da un personale medico-sanitario che per anni ci aveva trattate come malate immaginarie, scottate dall’invalidazione che il nostro dolore aveva ricevuto da affetti e parenti, schiacciate dal peso di una malattia che nel suo nome portava lo sconveniente suono di un organo genitale”.
“Quando ho iniziato a parlarne, un po’ per esorcizzare e un po’ per evitare ad altre persone questo incubo, non immaginavo tutto ciò che poi sarebbe successo. – rivela ancora Giorgia Soleri – Un comitato, un convegno, una proposta di legge. Ho scoperto la necessità di una rete fatta di condivisione e comprensione, la forza che si nasconde in persone straziate dall’invisibilità del loro male quando decidono di prendersi la mano e fare della lotta a un riconoscimento negato il loro punto di contatto. Nel frattempo di diagnosi ne sono arrivate altre tre: neuropatia del pudendo, endometriosi e adenomiosi. E ogni volta io mi sentivo un po’ più protetta, spaventata ma mai sola”.
“Qualche giorno fa è arrivata la quinta, con la stessa dinamica di tutte le altre. – confessa Giorgia Soleri – Dubbi, diagnosi scorrette, disillusione, rassegnazione. Poi, un nome: fibromialgia. Nel grande termine ombrello di Central Sensitivity Syndrome, o anche sensibilizzazione centrale. Sarei ipocrita se negassi il misto di terrore e rabbia che ha pervaso il mio corpo dopo l’ennesima diagnosi. Ma questa volta è stato diverso. Ho scoperto che la condivisione è un viaggio arricchente mai a senso unico, quando dai qualcosa ti torna sempre indietro. E a me è tornata empatia, amore, supporto, vicinanza, abbracci silenziosi e sguardi a voce alta. Poche ore prima di questa diagnosi, per un casualità che a ripensarci fa sorridere, mi tatuavo ‘Together we are stronger’. E oggi lo sento più che mai. Grazie”, conclude.
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