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A Bologna va in scena la rivoluzione del tortellino, senza maiale per l’integrazione

Gli amanti delle ricette tradizionali potrebbero rimanere un po’ delusi di fronte al “tortellino dell’accoglienza” lanciato dall’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi. Senza prosciutto, lombo o mortadella, sostituiti dal pollo per permettere anche a chi non può mangiare maiale per motivi religiosi di avvicinarsi a questa importante tradizione locale. Ad annunciarlo sono state le sfogline, chiamate a realizzare le pietanze per la festa del santo patrono in piazza Maggiore davanti a San Petronio.

“In questa variante — spiega la presidente dell’associazione omonima Paola Lazzari Pallotti, che ha messo a punto la ricetta, al Corriere della Sera — lo potranno gustare tutti, sia chi non mangia il maiale per motivi religiosi come la persona più anziana che preferisce stare leggera”. Il ripieno dell’integrazione sarà composto da carne di pollo, ricotta, parmigiano e uova. Quello originale, depositato in Camera di Commercio, racchiude invece al suo interno un misto di carni di maiale (lombo, prosciutto e mortadella) con parmigiano reggiano, uova e noce moscata.Non è mancata qualche polemica in città tra i “puristi” del tortellino. Tra questi si segnala anche monsignor Ernesto Vecchi, grande appassionato di cucina. “Non giudico l’iniziativa, ma il tortellino se lo trucchi lo uccidi: servono gli ingredienti classici, tutti, a partire dalla mortadella, se no non è più il tortellino ma un’altra cosa”. Applausi invece dallo chef Mario Ferrara: “Il cibo è un linguaggio universale, intorno a un piatto di tortellini ci si mette d’accordo tutti. Nei rapporti umani si chiama integrazione, diventa arricchimento in cucina”.Inevitabile che si sia creata una schiera di sostenitori e una di detrattori feroci dell’iniziativa. “Bologna – ha detto una volta l’arcivescovo Zuppi – ha sempre avuto una grande capacità di adottare l’altro. Si diventa bolognesi facilmente”. Di sicuro, la coerenza non gli fa difetto.

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