C’è un volto non proprio sconosciuto a bordo della Sea Watch, la nave dell’Ong tedesca ferma a largo di Lampedusa da più di una settimana. Si tratta del cugino di secondo grado di Francesco Totti: si chiama Cristian Totti, è un cittadino tedesco di 46 anni che ha un’azienda di pezzi meccanici e vive a Wuppertal in Vestfalia. In questo momento si trova anche lui bloccato sulla nave con il resto dell’equipaggio e i 43 migranti recuperati a largo di Tripoli.
Con il decreto sicurezza bis fortemente voluto da Matteo Salvini e approvato recentemente dal governo, se la Sea Watch decidesse di attraccare senza autorizzazione scatterebbe la confisca della nave e una multa di 50mila euro. L’avventura di Totti è iniziata a maggio del 2016, quando partecipò a una missione dell’Ong tedesca come cuoco di bordo. A tre anni di distanza dalla prima volta, è salpato con il ruolo di Rhib Driver, ovvero pilota di piccole imbarcazioni che raggiungono il gommone naufragato e soccorrono i migranti portandoli poi al sicuro sulla Sea Watch. Lo ha fatto anche il 12 giugno scorso, aiutando gli ultimi 43 naufraghi salvati dal mare.
Il cugino dell’ex capitano della Roma ha un blog dove racconta le missioni nel Mediterraneo, pubblicando anche le foto dei salvataggi. “Mio nonno, il padre di mio padre, era fratello del nonno di Francesco Totti – ha raccontato a Repubblica – ma non ho mai conosciuto Francesco”. Cristian Totti ha spiegato di non seguire neanche il calcio: “Ma so bene chi è stato e che cosa rappresenta per Roma – ha continuato – I miei genitori mi hanno sempre detto della parentela in linea paterna, ma non abbiamo mai avuto l’occasione di incontrarci o di parlarci”.
“Il primo contatto è il momento più pericoloso”, raccontava Cristian Totti nel 2016 dopo la sua seconda missione con la Sea Watch al Westdeutsche Zeitung, perché “se i migranti si agitano poi si rovescia la barca e molti di loro non sanno nuotare”. I continui naufragi lo avevano convinto a partire, “non può essere – si diceva Cristian – sono un meccanico appassionato di barche e conosco l’italiano”. Da quel momento in poi decise di partire molte altre volte, ricordando sempre che “ogni contributo conta”.
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