Un appello lanciato con forza dalle associazioni agricole della Granda, nella provincia di Cuneo: “C’è il rischio di non avere manodopera per la campagna agraria di quest’anno. Serve con urgenza l’approvazione del decreto flussi che regola l’arrivo dei lavoratori dall’estero”. Per evitare che si ripeta quanto accaduto l’anno scorso, quando il numero di immigrati arrivati per gli impieghi stagionali fu insufficiente a coprire le richieste: 1100 persone, troppo poche per un settore che in questo modo rischia di entrare in crisi.
“Anche nella nostra provincia – ha commenta il delegato confederale di Coldiretti Cuneo, Roberto Moncalvo, sulle pagine de La Stampa – sono essenziali in molti comparti agricoli, dalla viticoltura nell’Albese, alla frutticoltura nel Saluzzese e nel Fossanese, fino all’orticoltura nel Braidese. Al ritardo nella pubblicazione del decreto, che sollecitiamo con urgenza, si sommano ulteriori adempimenti burocratici che rallentano l’arrivo dei lavoratori”.
“Il lavoro stagionale degli extracomunitari nelle nostre campagne ha un duplice valore – osserva Tino Arosio, direttore di Coldiretti Cuneo – l’agroalimentare cuneese senza quei lavoratori sarebbe più povero, l’opportunità di lavoro che il nostro sistema agricolo offre a quei ragazzi è motivo di speranza. Siamo consapevoli che si debbano migliorare la sistemazione abitativa dei lavoratori stagionali. Da parte nostra porteremo avanti l’esperienza dei campi accoglienza, mentre le nostre imprese incrementano il numero di abitazioni a disposizione dei braccianti. Su questo versante vanno incrementate le risorse regionali di sostegno”.
Claudio Conterno, presidente di Cia Cuneo: “Questo percorso di regolarizzazione è sempre più difficile, ma è essenziale. Occorre che si prenda una decisione con urgenza perché se non ci saranno le regolarizzazioni in tempi utili il rischio è che le imprese si aggiustino in altro modo come avveniva anni fa. Nessuno vuole tornare al lavoro nero in questo settore”.
I carabinieri smentiscono Salvini sui disordini degli immigrati a Ferrara: cosa è successo