Le elezioni politiche fissate per il 25 settembre sono a rischio? E la chiamata degli italiani alle urne per eleggere il nuovo Parlamento potrebbe slittare di qualche mese? Sono queste le domande che girano sulle bocche di tutti gli addetti ai lavori nelle ultime ore. Gli occhi sono tutti puntati sul Tribunale di Milano che dovrà esprimersi sul ricorso presentato da Marco Cappato, leader della lista Referendum e Democrazia.
Il movimento politico dell’ex esponente radicale ha fatto ricorso contro l’esclusione della lista dalle prossime elezioni per quanto riguarda la circoscrizione Lombardia al Senato. Le firme online raccolte da Cappato e compagni non sono state infatti riconosciute e ritenute valide, con successiva esclusione della lista. Il ricorso presentato da Cappato, se accolto dal Tribunale meneghino, costringerebbe di fatto il governo a rinviare le elezioni di due mesi, a fine novembre. Per questo il politico accusa l’esecutivo di aver voluto scaricare in questo modo tutta la responsabilità sui giudici.
“Siamo di fronte a un ricatto istituzionale. – accusa Marco Cappato durante una conferenza stampa convocata a Milano – Fondato però su ritardi e omissioni del governo stesso che fa pendere sulla testa del giudice del Tribunale di Milano la responsabilità dello spostamento delle elezioni. Se questo dovesse accadere sarebbe solo conseguenza dell’inerzia del governo stesso: se fosse intervenuto prima non ci sarebbe stato alcun rischio”, punta il dito il leader di Referendum e Democrazia.
“Non siamo stati noi a scegliere la data dell’udienza. – precisa ancora Marco Cappato – Avremmo preferito che il tema fosse trattato direttamente quando abbiamo contestato la nostra esclusione al momento del deposito delle firme. Avremmo voluto che il governo ci ascoltasse quando il 25 luglio abbiamo chiesto un intervento per riconoscere la validità delle firme digitali”, conclude.
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