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Toreri, razzisti, omofobi e antifemministi: ecco la destra che sbanca in Spagna

I nazionalisti spagnoli di Vox archiviano la destra tradizionale e ora puntano al governo del Paese. Le trattative per formare un esecutivo nella regione più popolosa di Spagna, l’Andalusia, hanno portato a una stretta di mano tra Vox e i popolari. Nei negoziati che hanno preceduto l’accordo, il movimento ultra nazionalista ha messo per scritto le sue condizioni in un documento a tratti provocatorio, che sembra un manifesto di questa nuova destra che si autodefinisce “senza complessi”. I punti in estrema sintesi: centralizzazione delle competenze, contrasto al diritto all’aborto, espulsione degli stranieri irregolari, recupero della memoria della Reconquista.

Temi, insomma, che vanno molto al di là dei, pur vasti, confini andalusi. L’obiettivo di Vox d’altronde è esplicito: partire da Siviglia per arrivare a Madrid, passando per tutte le regioni di Spagna. A dicembre, alle elezioni Vox è passato dallo zero virgola all’11%: il movimento guidato dall’ex popolare Santiago Abascal è il grande tema di questi tempi.

In Spagna tutti parlano di Vox, come avvenne con Podemos nel 2014, quando gli ex indignados di Pablo Iglesias guidavano i sondaggi e soprattutto occupavano l’agenda mediatica. Ora l’ indignazione è di destra e connette la Spagna a un fenomeno, quella della destra populista, che riguarda praticamente tutto l’occidente. I nemici contro cui si scaglia Vox sono fondamentalmente tre: l’immigrazione, l’indipendentismo catalano (e basco) e quella che hanno ribattezzato “la dittatura del femminismo”.

Così, nel documento presentato martedì scorso le misure principali sono: espulsione degli stranieri irregolari, quantificati in 52.000 (invitando medici e popolazione a segnalare alla polizia “i clandestini”); difesa dei cittadini andalusi in altre regioni (contro la Catalogna quindi) e deroga della legge a tutela delle donne vittime di violenza maschile, una normativa considerata punitiva per gli uomini. Pura follia!

L’agenda di Vox prevede anche la tutela della tauromachia (assolutamente legale in Andalusia, ma insolentita dalle critiche animaliste) e del flamenco (che, invero, non appare così trascurato dalle istituzioni). Ma c’è un punto al quale Abascal tiene tantissimo perché sintetizza perfettamente la propria visione del mondo: cambiare il giorno della festa andalusa. Attualmente si celebra il 28 febbraio, quando, nel 1980, la regione ottenne il suo statuto di autonomia.

Ma quella autonomia oggi viene considerata pericolosa (l’occhio è sempre rivolto a Barcellona) e soprattutto c’è un’altra data, molto più antica, con la quale sostituirla: il 2 gennaio 1492, il giorno in cui i re cattolici recuperarono Granada, ultimo baluardo arabo in Andalusia. La Reconquista, insomma, praticamente il titolo della missione di Vox.

 

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