Quasi il 70% dei ginecologi e delle ginecologhe che lavorano nelle strutture pubbliche della Regione Lazio sono obiettori di coscienza. Possibili difficoltà dunque per chi vuole fare ricorso all’aborto nella Regione guidata da Nicola Zingaretti. A denunciare questa situazione è il collettivo Non una di meno Roma. L’indagine dell’associazione che si occupa di diritti delle donne è stata presentata nella giornata del 28 settembre, in occasione della Giornata mondiale per l’aborto sicuro, libero e gratuito.
I promotori dell’iniziativa hanno raccolto moltissimi dati sull’obiezione di coscienza girando ospedali, consultori e presidi sanitari di Roma e delle altre province laziali. Non una di meno denuncia la “gravità della situazione che mostra un’emergenza a cui rispondere con urgenza e misure adeguate”. Insomma, lanciano l’allarme dall’associazione, “noi all’aborto clandestino non ci torniamo”.
I numeri presentati parlano chiaro. Su un totale di 314 ginecologi censiti durante la ricerca, 182 si sono dichiarati obiettori di coscienza sull’aborto. Si tratta di una percentuale del 66% negli ospedali e del 18% nei consultori, con una media del 58%. Non solo i medici sono stati però oggetto della ricerca. Tra le altre professioni censite, su 1313 professionisti di ostetricia, infermieristica e anestesia, 539 si sono dichiarati obiettori. Circa il 41% del totale.
Non una di meno Roma ha anche promosso una manifestazione, convocata alle ore 18 del 28 settembre in piazza dell’Esquilino a Roma. Tra gli ospedali romani, quello che presenta la più alta percentuale di obiettori contro l’aborto è l’Umberto I, con l’84% nei vari reparti, e il 43% in ginecologia. Segue il Pertini con, rispettivamente, il 76% e il 60%. Al San Camillo, infine, nei reparti gli obiettori sono il 74%. Mente in ginecologia il 41%.
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