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L'account Twitter di Trump rischia il ban: ecco la risposta di Twitter in un post

L’account Twitter di Trump è sotto accusa per via dei suoi contenuti, giudicati da molti offensivi, bizzarri, paranoici, e poco in linea con lo stile comunicativo che una figura istituzionale come il Presidente degli Stati Uniti d’America dovrebbe avere. L’opinione pubblica ha fatto sentire la sua voce muovendo istanze a Twitter per invocare la chiusura del profilo del magnate americano.

Trump e Twitter

The Donald ha sempre saputo come far parlare di sé. Fin dagli albori della campagna elettorale la sua figura è sempre stata sulla cresta dell’onda con le sue “gesta” riprese dalle testate giornalistiche di tutto il mondo. Twitter ha rappresentato una costante nello stile comunicativo “Trumpiano”. Questo strumento gli ha reso possibile scavalcare i tradizionali canali di informazione per esprimere, quello che alcuni hanno definito, un ego sconfinato e antistituzionale quasi senza alcuna mediazione.
Sull’account Twitter di Trump sono ormai “celebri” i numerosi tweet compulsivi fatti di sproloqui, minacce ed errori grossolani, tanto da essere diventati in parte il suo marchio di fabbrica. Per esempio, basti ricordare le sue invettive contro l’attrice hollywoodiana Meryl Streep, o il provvedimento per escludere i transgender dall’ esercito e ancora i numerosi attacchi alla stampa accusata di diffondere fake news sul suo conto. Un altro tratto tipico e distintivo di Trump sono gli insulti infantili, come “Sloppy Steve Bannon”, “Crooked Hillary” e l’ultimo riservato al dittatore nordcoreano Kim Jong-un, definito come “Rocket Man” (uomo razzo).
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Le proteste e la risposta di Twitter

Di fronte all’account Twitter di Trump l’opinione pubblica ha cominciato ad indignarsi chiedendo a gran voce che il colosso dei social prendesse dei provvedimenti. Le proteste si sono intensificate dopo che Trump ha pubblicato dei post riguardanti la Corea del Nord che in molti hanno reputato essere equivalenti a vere e proprie minacce internazionali. Il silenzio iniziale di Twitter lo ha trascinato nel vortice delle proteste, accusato da più parti di applicare i propri termini di servizio in modo non egualitario tra i suoi utenti.
Ma il 5 gennaio la risposta dell’azienda è finalmente arrivata attraverso un post, pubblicato sul blog ufficiale del social network, intitolato “World Leaders on Twitter”. In apertura il post fa presente che Twitter ha una “mission”, ovvero quella di permettere la comunicazione e il dibattito pubblico tra i suoi utenti a livello mondiale. Dal momento che i leader politici hanno una vasta ed estesa influenza sulle masse, bloccare i loro account equivarrebbe a celare delle informazioni importanti che tutta la collettività dovrebbe avere modo di conoscere.

tweet-di-trumpL’intervento di Bruce Daisley

Il post di Twitter, anche se ha chiarito alcuni aspetti della questione, per alcuni versi si è rivelato un po’ troppo retorico e ufficioso, affrontando la vicenda indirettamente. Il testo, infatti, non si è mai riferito in modo diretto al presidente Trump, ma ha parlato più in generale del ruolo dei “leader mondiali”. Ad integrare il comunicato di Twitter ci ha pensato Bruce Daisley, il vicepresidente di Twitter per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa, che qualche giorno dopo ha partecipato ad un intervento radiofonico con BBC Radio 5 dal vivo.
Daisley, sollecitato dalla conduttrice Emma Barnett, ha definito l’espulsione dalla piattaforma come “l’estrema ratio” possibile solamente in caso di gravi violazioni. Il Manager ha poi dichiarato che ci sono forme di infrazione su cui Twitter è particolarmente accorta e non transige, come il caso in cui un profilo pubblichi informazioni private di altre persone senza consenso.
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