Acqua minerale: il costo alla produzione
Quello dell’acqua minerale è di sicuro uno dei business più remunerativi per le aziende che si occupano di questo settore. Si calcola che le aziende imbottigliatrici paghino 2 euro per 1000 litri di acqua. Considerando i prezzi che, invece, vediamo al supermercato, si può capire che si tratti di un mercato particolarmente redditizio, almeno in Italia. Questo è possibile perché i canoni di locazione sono irrisori e bloccati da un secolo.
Il calcolo per pagare la concessione ad estrarre l’acqua in Italia si fa sugli ettari di terreno dati in concessione e non sull’acqua prelevata. Ciò anche nelle zone in cui le risorse idriche non sono elevate. Questo sfruttamento delle risorse da parte di privati avviene anche se l’Europa, da molto tempo, chiede all’Italia di regolamentare in modo più equo la materia, ma per ora ad essersi adeguata è solo la regione Lazio che ha stabilito canoni basati su tre tariffe: una per il terreno occupato, una per l’acqua emunta e una per l’acqua imbottigliata.
Questo genera un enorme guadagno per le aziende che si occupano di imbottigliamento, che così possono permettersi anche di spendere 370 milioni di euro in pubblicità. Fattore che non solo stimola la vendita dell’acqua, anche decantando proprietà che magari non vi sono, ma in un certo senso evita inchieste su questo settore da parte dei giornali. Questo avviene nonostante l’autorità Antitrust abbia condannato i produttori per pubblicità ingannevole.
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L’acqua in bottiglia è realmente migliore?
Perché un’inchiesta? Semplice non è detto che l’acqua in bottiglia sia realmente più sana e sicura rispetto a quella del rubinetto. Il boom di vendite dell’acqua in bottiglia in Italia è iniziato intorno agli anni ottanta a causa dell’allarme sulle falde acquifere inquinate dall’atrazina. Con il tempo il consumo è andato sempre aumentando e se il Messico è il primo consumatore mondiale, l’Italia si pone come seconda in classifica con 14 miliardi di litri di acqua in bottiglia consumata.
Si calcola che ogni famiglia in Italia ogni anno spenda 234 euro per l’acquisto delle bottiglie.
Ciò che molti non sanno, però, è che in molti casi oggi l’acqua del rubinetto potrebbe anche essere più sicura. Infatti, la legge stabilisce che l’acqua del rubinetto deve avere meno di 10 microgrammi per litro di arsenico. Per l’acqua in bottiglia, invece, il limite è più alto, infatti, sono tollerati 40-50 microgrammi di arsenico per litro. A ciò si aggiunge che non vi è l’obbligo di dichiarare in etichetta la presenza di arsenico nell’acqua. Anche le supposte proprietà nutrizionali-diuretiche segnalate nelle pubblicità sono tutte da dimostrare in quanto non vi sono particolari controlli sulle etichette.
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Dove finisce la plastica?
Le problematiche relative all’acqua minerale in bottiglia non finiscono qui, infatti, non deve essere sottovalutato il fattore dell’inquinamento ambientale. Solo 1/6 delle bottiglie di plastica oggi vengono riciclate. La maggior parte, invece, finisce per inquinare oceani, prati, oppure finisce negli inceneritori che, nel loro processo di combustione di rifiuti, rilasciano nell’aria sostanze tossiche. La fonte d’inquinamento non finisce qui, perché deve aggiungersi il trasporto che oltre ad avere un costo, produce inquinamento. L’acqua in Italia viaggia da nord a sud, e viceversa, per un totale di 168 stabilimenti che imbottigliano 300 marche diverse di acqua, tra naturali e frizzanti. Il trasporto avviene prevalentemente su ruota, solo il 18% viaggia su treno.