Ma siamo proprio sicuri che le acque minerali attualmente in commercio siano “pure” “naturali” come indicato sulle etichette delle bottiglie? A instillare più di qualche dubbio nei consumatori è un’inchiesta avviata in Francia dal quotidiano Le Monde e da Radio France, durante la quale è emerso che alcuni grandi marchi francesi di acqua minerale francesi, come ad esempio Vittel, Contrex e Perrier (una delle più costose, ndr), hanno per diversi anni “disinfettato” l’acqua delle sorgenti trattandola con metodi non regolamentari. Una truffa vera e propria.
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o scoop dei media francesi sull’acqua minerale
Protagonista in negativo dell’inchiesta francese è Nestlé Waters (filiale della multinazionale svizzera Nestlé) che detiene un terzo del mercato dell’acqua imbottigliata in Francia. Lo scandalo però coinvolgerebbe un terzo dei produttori di acque minerali nel Paese transalpino, compreso il gruppo Alma (che produce la Cristalline, la più venduta in Francia con più di 265 milioni di confezioni da sei vendute nel 2022), ma anche Saint-Yorre, Vichy Célestins e l’acqua di Châteldon. Ma la Nestlé Waters Suisse ha ammesso di aver utilizzato le stesse procedure illegali anche in Svizzera con il marchio Henniez.
Inoltre, secondo le accuse lanciate dai media autori dell’inchiesta, in Francia il governo Macron era a conoscenza delle pratiche illegali almeno dal 2021. E ora la Ong Foodwatch ha sporto denuncia per truffa contro Nestlé e le altre aziende coinvolte.
Secondo quanto riporta Le Monde, lo scandalo è iniziato ad emergere nel 2020, quando un dipendente del gruppo Alma ha deciso di segnalare delle anomalie riscontrate su un sito dell’azienda alla Direzione generale per la repressione delle frodi (Dgccrf). Una sorta di Antitrust francese. La Dgccrf ha dunque fatto emergere “pratiche commerciali ingannevoli”. Si è scoperto che il gruppo Alma mescolava acque provenienti da più fonti, o addirittura che le mescolava con l’acqua del rubinetto. L’acqua di sorgente veniva poi sottoposta a trattamenti ai raggi ultravioletti e filtri a carbone attivo, gli stessi che si applicano, legalmente, per depurare l’acqua del rubinetto.
Nestlé ha dapprima negato le accuse. Poi però la presidente, Muriel Lienau, ha ammesso gli “errori” compiuti: “Abbiamo utilizzato misure di protezione non in linea con il quadro normativo per garantire la sicurezza alimentare”. Ma, a suo dire, la responsabilità di quanto accaduto sarebbe da addebitare al cambiamento climatico che avrebbe contaminato l’acqua di sorgente. La giustizia francese non ha potuto poi fare a meno di aprire un’indagine. Attualmente la multinazionale ha assicurato di aver messo fine all’uso del carbone attivo e degli Uv, chiudendo quattro siti nei Vosgi.
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