E’ passata ormai una settimana dalla fine del lockdown, con molte attività commerciali finalmente aperte di nuovo ma con pochi clienti intenzionati a fare acquisti. Secondo un sondaggio condotto da Swg con Confesercenti, il 72% delle imprese è già ripartito, ma ad oggi solo il 29% degli italiani è tornato ad acquistare prodotti o servizi. Per quanto riguarda la Capitale, nella prima settimana di apertura dei negozi gli articoli più acquistati disinfettanti e purificatori d’aria, insieme a bicchieri e oggetti per la casa. A seguire scarpe e borse. Tra i cittadini, comunque, prevale la cautela nel mettere mano al portafogli, e il bilancio che tracciano i negozianti è ancora drammatico, in particolare nel centro storico. Dai dati di Confcommercio, emerge che tra chi ha rinunciato agli acquisti, sono infatti, un cittadino su due (il 54%), attenendosi ai consigli di limitare gli spostamenti non strettamente necessari, non ha comprato perché non ne aveva bisogno. Uno su quattro (24%), invece, non è tornato in negozi e bar per timore di esporsi a rischi.
“C’è chi ha fatto zero scontrini e chi ha avuto un pochino più di fortuna – ha spiegato il presidente di Confcommercio Centro storico David Sermoneta -. Al massimo siamo al 30% di quello che era prima dell’emergenza, magari raggiungere il 50%! Per di più nei ministeri e negli uffici sono tutti in smart working, quindi nei giorni feriali non c’è quasi nessuno in giro. Nel fine settimana acquisti pochi: non tutti i negozi hanno riaperto e molti non riapriranno, come ad esempio Roncato (borse e valige) in via Frattina, mentre via della Vite è piena di cartelli “affittasi”. Il lusso riesce ad andare avanti, ma molte aziende sono ormai in equilibrio instabile”.
Numeri precisi li dà anche il direttore generale di Confcommercio Pietro Farina: “Il fatto che si sia riaperto è positivo – dice -, ma c’è un “ma”: sul 73% dei commercianti che ha ripreso l’attività, il 45% reputa insufficiente l’andamento delle vendite per sostenere le spese vive e il 42% lo ritiene nullo, in particolare il settore dell’abbigliamento. I dati migliori li hanno avuti i bar e il mondo dei servizi alla persona, come i parrucchieri. C’è anche grande insoddisfazione per gli strumenti messi in campo finora dal governo e deve assolutamente restare la possibilità di ingresso libero in Centro”.
Rispetto al Centro di Roma, c’è più speranza nei quartieri più periferici. “Da me hanno comprato soprattutto posate e bicchieri – ha raccontato Giovanna Marchese Bellaroto, un negozio di oggettistica a Vigna Clara, presidente della Cna Commercio – ma le vendite sono ancora molto fiacche, pur se c’è speranza. Molti hanno volutamente allentato le aperture, ma riaprire è importante, e non si può fare un raffronto con i fatturati di prima del 2020”.
Sicuramente l’ombra lunga del Covid si proietta anche sulle abitudini degli italiani, e molti cittadini pur avendone la possibilità preferiscono risparmiare: secondo Confesercenti il 14% della popolazione ha deciso di mettere da parte del denaro nell’eventualità ci sia una seconda ondata di contagi, mentre la maggior parte degli italiani (88%) dice che, terminata l’emergenza, continuerà ad evitare assembramenti. Una buona fetta (68%) è invece intenzionata a servirsi di più delle attività “riscoperte” del proprio quartiere.
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