Ha dedicato la sua vita agli altri, ai poveri, agli ultimi, alle persone sole. Biagio Conte, 59 anni, frate laico fondatore della Missione di speranza e carità con cui negli anni ha dato assistenza a migliaia di bisognosi (poveri, tossicodipendenti, emarginati, prostitute, ex detenuti, clochard) è morto a Palermo a seguito di una terribile malattia che lo aveva colpito due anni fa. Nonostante il cancro al colon, tuttavia, “fratel Biagio”, come lo chiamavano tutti, è rimasto vicino alla sua gente fino all’ultimo. E la sua gente lo ha assistito quando la malattia si è fatta più grave. “Restiamo uniti per un mondo migliore perché insieme possiamo farcela”: sono queste le sue ultime parole dal letto di agonia dove era accudito da quelli che Conte ha sempre considerato fratelli.
La storia di Biagio Conte ricorda quella di un San Francesco 4.0. Nato in una famiglia palermitana agiata, ha studiato in Svizzera e poi nella sua Palermo, città che, disgustato dalla mafia, lasciò per trasferirsi a Firenze. Poi la scelta che ha cambiato la sua vita: ha lasciato la vita da benestante, ha rinunciato ai suoi averi e ha abbracciato la vita da eremita nelle montagne dell’entroterra siciliano, prima del pellegrinaggio nel 1991 ad Assisi, sulle orme di San Francesco. Conte voleva partire per l’Africa come missionario, ma poi ha scelto di dedicare la sua vita agli ultimi e agli emarginati della sua Palermo, indossando saio e bastone e fondando la Missione Speranza e Carità con cui ha dato sostegno a migliaia di persone in difficoltà. Il suo progetto è cresciuto così tanto in 30 anni che ha dato vita anche ad altre due “città della gioia”: la Cittadella del povero e della speranza e la Casa di accoglienza femminile, dove chi ha necessità po’ ricevere un tetto, un pasto caldo, servizi sanitari e abiti puliti.
Le risorse con cui fratel Biagio è riuscito a creare un rifugio per i disperati di Palermo è ruscito con caparbietà a ottenerle anche attraverso clamorose proteste ed eclatanti scioperi della fame, che hanno smosso le istituzioni. “La scomparsa di Biagio Conte lascia un vuoto incolmabile a Palermo – afferma il sindaco di palermo Roberto Lagalla — e anche nelle ultime ore più drammatiche tutta la città si è stretta attorno a fratel Biagio, a testimonianza del valore dell’eredità umana che oggi ci lascia e che non dobbiamo disperdere. Resterà per me indimenticabile l’ultimo incontro di pochi giorni fa con Biagio Conte, durante il quale mi ha raccomandato di non dimenticare mai i poveri”.
“È con questo spirito che l’amministrazione e la nostra comunità devono a stare vicini alla Missione speranza e carità — ha aggiunto il primo cittadino — che continuerà a essere un punto di riferimento per Palermo anche se da oggi dovrà fare a meno del suo fondatore, della sua guida che resterà comunque fonte di ispirazione per tutti noi”.