Giulio Santagata, uno degli ultimi rappresentanti di una categoria politica ormai in via d’estinzione, è deceduto oggi a Modena all’età di 74 anni. Fu uno dei più appassionati sostenitori dei cosiddetti “prodiani” – la coalizione politica guidata dall’ex Primo Ministro Romano Prodi – e ricoprì importanti incarichi sia nel governo che nel parlamento italiano.
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Santagata è stato Ministro per l’attuazione del Programma e ha servito come parlamentare per l’Ulivo, collaborando strettamente con Romano Prodi in diversi momenti cruciali della politica italiana. Fu un protagonista delle due campagne elettorali di Prodi nel 1996 e nel 2006, durante le quali mise a punto innovative iniziative di coinvolgimento dei cittadini, come il tour in pullman e il dibattito itinerante su un tir giallo, che divennero simboli delle campagne.
La sua influenza politica si fece sentire anche durante la creazione di un vasto programma politico, criticato ma dettagliato, composto da 281 pagine, progettato per unire l’alleanza politica dell’Unione, che portò alla vittoria di Prodi contro Silvio Berlusconi, sebbene con una maggioranza molto esigua.
Originario di Zocca, Modena, lo stesso paese natale di Vasco Rossi, con cui aveva un’amicizia personale, Santagata fu un economista atipico. Durante la sua carriera, ricoprì diverse cariche, tra cui il coordinamento dell’area bilancio nella Regione Emilia-Romagna con Pierluigi Bersani come presidente. Successivamente, divenne consigliere economico di Romano Prodi alla presidenza del consiglio e, negli ultimi anni, ricoprì la carica di segretario del comitato scientifico di Nomisma.
Nel 2021, pubblicò il suo ultimo libro, intitolato “L’ira del riformista”, un testo ironico incentrato sulla necessità di un “riformismo radicale” per affrontare le disuguaglianze nella società, dal lavoro al welfare, dalla formazione al reddito.
Nell’autunno 2022, Giulio Santagata subì due interventi chirurgici a causa di problemi cardiaci. Da alcuni giorni era in coma. Lascia la moglie Lalla e due figli. La sua scomparsa rappresenta la fine di un’era politica in Italia, segnando la perdita di uno degli ultimi protagonisti della coalizione prodiana.