E menomale che doveva essere un diritto per tutti. Esattamente come per la Sanità, anche l’Istruzione sta lentamente diventando un beneficio per pochi. I ricchi possono permettersi certe cose, i poveri no. E la forbice della diseguaglianza si allarga. Anche il governo Meloni procede sulla linea del sottofinanziamento dell’università. Ci sarà un motivo se la quota di laureati in Italia nella fascia 25-34 anni è al 29,2%, contro i142% della media Ue. Da una parte la difficoltà di pagarsi gli studi e di affrontare l’università cos’ com’è, dall’altra l’assenza di prospettive e lavoro una volta ottenuto il titolo. Un recente rapporto di Federconsumatori e Unione degli universitari (Udu) fotografa una situazione drammatica per quanto riguarda i costi. (Continua a leggere dopo la foto)
Il rapporto, citato da un approfondimento del Fatto Quotidiano, rivela che in media uno studente in sede ha bisogno di 9.300 euro l’anno, un pendolare di 9.800 e un fuorisede di 17.400. “Negli ultimi due anni i costi sono aumentati in media di circa 5mila euro, una somma da capogiro”. Come sottolinea il rapporto Federconsumatori, “questo non fa altro che accrescere le disparità tra chi può permettersi di mantenere un figlio fino al livello più alto di istruzione e chi, invece, non può sostenerne i costi”. Come denuncia l’articolo di Alessandro Bonetti, però, la risposta del governo è timida. Nell’anno accademico 2021/2022 gli idonei alla borsa di studio erano 240.600 (il 13% degli universitari). Il Pnrr doveva portarli a 300mila entro il 2023. Missione è fallita. “Nel 2022-2023 sono state coperte solo 250mila borse”, ap-pena 10mila in più rispetto all’anno prima”. (Continua a leggere dopo la foto)
Secondo il rapporto, inoltre, le borse restano insufficienti a coprire i costi degli studi. Resta scoperto il 68% delle spese per gli universitari in sede e il 56% per i pendolari. Per quanto riguarda i fuorisede beneficiari, resta scoperto il 41% delle spese. Tutti i fuorisede sono poi praticamente costretti a trovarsi un alloggio, aumentando di molto i costi, perché solo il 5% di essi vive in studentato, contro una media europea del 17%. Il Pnrr doveva aumentare la copertura dei posti letto per universitari, ma anche qui il foverno sta fallendo. Entro fine 2022 avrebbe dovuto realizzarne 7.500, ma non ci è riuscito. Infine, la legge di Bilancio 2024 prevede una variazione poco significativa dello stanziamento peri il Fondo di finanziamento ordinario dell’università. E con l’inflazione è già previsto un aumento delle spese.