Morto a 86 anni dopo una lunga malattia, Marco Pannella verrà ricordato come l’eroe dei diritti civili. E’ stato colui grazie al quale l’Italia ha avuto una legislazione sul divorzio e sull’aborto, è stato uno dei pochissimi che per anni ha lottato contro la partitocrazia, contro le illegalità e contro il malaffare all’italiana.
Pannella è stato un gigante della politica: pioniere delle battaglie sulla legalizzazione delle droghe e dell’eutanasia, sul rispetto della dignità dei detenuti, sulla riforma della giustizia, sulla laicità dello Stato, sulla messa al bando della pena di morte, ha lottato anche per combattere la fame nel mondo, per rivendicare i diritti dei popoli oppressi e per dare voce agli ultimi.
E ci ha creduto fino in fondo, perchè quelle lotte, lui, se le sentiva pesare sul suo stesso corpo: ogni ruga che compariva e ogni chilo perso erano simboli di uno sciopero della fame (e talvolta anche della sete) che mandava avanti con onore, con orgoglio, sempre a testa alta, e che teneva non per dare spettacolo, quanto invece per portare all’attenzione della politica alcune questioni di cui nessuno era solito curarsi.
Tante e determinanti le battaglie conquistate, ma molte quelle in cui Marco Pannella ha perso e che forse potrebbero trovare risposta soltanto ora, ora che è troppo tardi per dargli la soddisfazione di vederle realizzate. Quella sull’amnistia, ad esempio, che negli ultimi tempi lo ha tenuto impegnato fino al momento stesso della morte ma che nessuno è stato disposto ad ascoltare. O come la riforma della Rai e la riforma della giustizia, o come la legalizzazione di droghe ed eutanasia: anche questi sono sogni che il caro vecchio leader radicale non è riuscito ad esaudire prima di dare il suo ultimo saluto.
Ma di Marco Pannella, liberale vero e politico limpido e onesto, basta già solo il nome per ricordare a vecchie e nuove generazioni il simbolo di un uomo che si è battuto con disinteresse alla civilizzazione del suo paese. Di un Paese che come ha detto Emma Bonino, sua storica amica e compagna di partito, ‹‹non gli ha mai dato i riconoscimenti che meritava››.
Brunello Colli