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Adolescenti si riscoprono stiliste grazie alla dad: “Così battiamo la noia dei lockdown”

Inaspettata e forse all’inizio anche entusiasmante perché vissuta come una vacanza da scuola, dopo un anno di didattica a distanza sono molti gli studenti italiani ormai al limite. La mancanza di socializzazione con compagni e professori ha fatto ben presto subentrare la tristezza e la noia di uno studio in solitaria. Ma come spesso accade dai momenti difficili può uscirne anche qualcosa di buono. Come quello che è accaduto a Maria ed Elena, che hanno pensato di affrontare la solitudine cucendo, e riscoprendosi stiliste per caso: “Abbiamo trovato quasi per caso un grande pezzo di stoffa con una bella fantasia, abbiamo deciso di buttarci e di provare a realizzare un top e un paio di pantaloni”.

Iniziando per caso, da quel giorno Maria Ferrari e Elena Dean, 16 e 17 anni, studentesse al terzo anno del liceo paritario Steiner, non si sono più fermate e oggi per i loro top ricevono richieste non solo da amici e conoscenti ma anche da ragazze che vivono in altre regioni. E la felicità provata dopo aver ultimato il primo completo rimane immutata anche dopo un anno: “Ogni prodotto è frutto delle nostre scelte e del nostro lavoro, gestiamo ogni singola fase ed è bello impegnarsi sempre al cento per cento per avere il risultato migliore”, hanno spiegato le future stiliste a Repubblica.

Soddisfatte del risultato, Maria ed Elena hanno dato anche un nome al loro progetto: Brown Eyes. “Lo abbiamo scelto perché entrambe abbiamo gli occhi marroni e anche perché le iniziali compongono il verbo be, che in inglese significa essere, stare e in un certo senso anche vivere” – ha sottolineato Maria, spiegando come nelle lavorazioni nulla sia lasciato al caso -. Il nostro è un progetto ecosostenibile, lavoriamo solo con stoffe recuperate, che non vengono più utilizzate o ricavate da vecchi abiti. L’idea di base è l’upcycle, ovvero dare nuova vita alle stoffe invece di gettarle via”.

Ovviamente l’impegno è da conciliare con la scuola, che anche con la didattica a distanza resta impegnativa, però la soddisfazione finale le ripaga da ogni sacrificio: “E’ una soddisfazione particolare, diversa per esempio da quella che si prova prendendo un bel voto a scuola – hanno spiegato le studentesse stiliste -. Perché studiare è un dovere di noi ragazzi e ci impegniamo per riuscire bene, mentre questa è una cosa che scegliamo noi di fare e che ci rende orgogliose del risultato”.

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