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Affitti brevi, il Fisco aumenta i controlli: pronte le nuove norme anti evasione. Nel mirino anche Airbnb e Booking

Dopo il flop della cedolare secca al 21%, cambiano le regole per evitare l’evasione delle imposte sugli affitti brevi gestiti da piattaforme e siti come Airbnb e Booking, che agiscono come intermediari: il Decreto Crescita infatti permetterà agli uffici di poter accedere alla banca dati Alloggiati web della Polizia di Stato, dove gli ospiti sono tenuti a comunicare le generalità degli inquilini.

Nel 2018, la cedolare secca del 21% ha prodotto molto meno dei 140 milioni di gettito previsto dal governo: in realtà, nella casse dello Stato sono entrati solo 44 milioni. Sicuramente un po’ poco per un sistema che secondo Federalberghi (rivali ufficiali dei siti di affitti brevi), aveva indicato come un mancato gettito di oltre 250 milioni. Secondo i dati delle dichiarazioni dei redditi 2018 pubblicati dal ministero dell’Economia e delle finanze (relativi al 2017), ad adeguarsi alla normativa sarebbero stati soltanto 7.200 contribuenti. L’intento della cedolare secca era quello di far emergere i redditi di chi affitta case attraverso piattaforme e siti come intermediari. Gli scarsi risultati però hanno convinto l’attuale governo a cambiare le regole i corso.
L’Agenzia delle entrate avrà il potere di accedere alla banca dati Alloggiati web della Polizia di Stato. Infatti le aziende che affittano su app e siti come Airbnb, Booking.com o HomeAway sono tenuti per legge a comunicare le generalità degli inquilini. Il fisco potrà usare queste informazioni per controllare il rispetto degli adempimenti fiscali, mediante l’incrocio dei dati con le dichiarazioni dei redditi e il pagamento della cedolare.

 

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