Continuano a rimbalzare sulla lingua di tutti, in questi giorni concitati in cui i mercati mostrano tutta la loro preoccupazione per la manovra italiana, con lo spread a schizzare verso l’alto e le banche a osservare angosciate le beghe tra Roma e Bruxelles. Un ruolo spetta alle agenzie di rating, quelle che con le loro pagelle fotografano lo stato di salute di un paese e influenzano le piazze finanziarie, giudicano di fatto l’affidabilità creditizia dei governi
e dei loro titoli. Stime preziose, che arrivano al termine di analisi e esami dei dati nel tentativo di capire quale sia il valore di un titolo di Stato o di una banca.
‘rating’ ossia una sorta di voto che esprime l’affidabilità di un’impresa, oppure di uno Stato e la sua capacita’ di ripagare il debito in un determinato periodo di tempo. La valutazione che viene stilata si basa su una scala di valori e ciascuna dicitura ha un suo significato preciso.Al primo posto della classifica dei valori, nella scala, i paesi AAA, promossi a pieni voti e indicati come esempio di affidabilità (Germania, per esempio, o Svezia e Svizzera), a scendere i paesi via via ritenuti meno stabili, con valutazioni che cambiano nelle sigle in base all’agenzia. All’estremo opposto della scala il grado D, la cosiddetta “junk”, i titoli spazzatura. Lì si spera non arrivi mai l’Italia, declassata ma non ancora in maniera così drastica. Un altro strumento di valutazione è invece l’outlook che indica la previsione a medio e lungo termine e che può essere positivo, negativo o stabile. Un indicatore che, come spiega l’Agi, suggerisce la prospettiva nel tempo che ha un ente o uno Stato di avanzare nella graduatoria e di consolidare la sua affidabilità creditizia. Attualmente il nostro rating di Fitch (al 31 agosto) e’ BBB con outlook stabile, la scorsa settimana Moody’s ci ha declassato a Baa3 da Baa2 con outlook stabile. Ora S&P dovrà dare il suo verdetto: attualmente il nostro rating e’ BBB con outlook “stabile”.