Dopo 500 arresti, la rimozione del governatore di Brasilia e il fermo del capo della polizia, il governo del neopresidente Lula fa dimettere tutti i vertici delle forze di sicurezza.
A eseguire il mandato è stato il segretario esecutivo del ministero della Giustizia brasiliano, Ricardo Cappelli.
L’accusa mossa ai vertici delle forze di sicurezza è quella di aver tenuto un comportamento omissivo prima e durante l’assalto ai palazzi del potere brasiliano di domenica scorsa, commesso dai sostenitori dell’ex presidente, Jair Bolsonaro.
Inoltre, per ordine dei vertici, l’esercito avrebbe anche fatto ostruzionismo davanti ai poliziotti che tentavano di arrestare alcuni dei supporter.
Tra i congedati: il comandante della Truppa d’assalto, il maggiore Gustavo Cunha; il capo del dipartimento delle operazioni, colonnello Eduardo Naime; il segretario esecutivo e commissario della polizia federale, Fernando Souza Oliveira, e Marília Ferreira de Alencar, sottosegretaria all’Intelligence.
Il giudice della Corte suprema (Stf), Alexandre de Moraes, ha anche proibito temporaneamente l’occupazione e il blocco di strade e autostrade, e anche la realizzazione di qualsiasi manifestazione organizzata davanti agli edifici pubblici.
La violazione dei divieti è punita con una multa di 20 mila reais alle persone fisiche e di 100 mila reais alle persone giuridiche.
A eseguire gli arresti dovranno essere gli organi di pubblica sicurezza, sotto pena di responsabilità personale.
“Assolutamente nulla giustifica l’esistenza di accampamenti pieni di terroristi, sponsorizzati da vari finanziatori e con la compiacenza delle autorità civili e militari in totale sovversione del necessario rispetto della Costituzione federale”, ha scritto Moraes.
Che prosegue: “E assolutamente nulla giustifica l’omissione e la connivenza delle autorità locali con i criminali che, in precedenza, annunciavano che avrebbero commesso atti violenti contro i Poteri costituiti, come viene ora riproposto in un nuovo susseguirsi di post nei gruppi dell’applicazione digitale Telegram”.
Il presidente Lula, commentando l’assalto ai palazzi del potere a Brasilia di domenica scorsa, ha detto: “Vorrei pensare a qualcosa di minore del golpe, che sia stata opera di un gruppo di squilibrati”. “Sono atti di una minoranza che continua a credere nella menzogna di brogli alle elezioni e che non vuole accettare il fatto che la nostra urna elettronica è la più perfetta al mondo”, ha aggiunto, sottolineando che “avrei voluto evitare l’intervento federale, ma questa gente non vuole dialogare”.