Un nuovo progetto politico, di ampio respiro, con evidenti elementi di discontinuità rispetto a quello che si è concluso nelle scorse settimane. Con queste parole Giuseppe Conte ha accettato con riserva l’incarico di formare il governo che gli è stato assegnato dal presidente della Repubblica Mattarella, che lo ha scelto su indicazione dei leader di Movimento Cinque Stelle e Pd, entrambi convinti della bontà di una sua conferma a Palazzo Chigi.
Di Maio, nella stessa sede, ha messo sulla bilancia il fatto di aver rifiutato la proposta avanzata in extremis dalla Lega di essere il premier di un nuovo governo gialloverde, per significare che la questione non è di fame personale di poltrone, ma di ruolo politico. Cosa farà Conte? Stando alle ultime indiscrezioni, il premier potrebbe annunciare di non aver bisogno del ruolo di vice, che nascerebbe così senza la classica figura del “numero due” ad affiancarlo”.L’alternativa, se invece il ruolo di vicepresidente del consiglio dovesse marcare le presenze politiche nell’esecutivo, allora sarebbe chiedere a ciascuna delle due forze maggiori di indicare il proprio. Di Maio da un lato, il Pd dall’altro con un suo nome. Difficile, a quel punto, che i dem possano arrivare allo strappo. Anche perché il premier userebbe un’arma di persuasione che considera efficace: rafforzare il vice del Pd rispetto a Di Maio con l’affidamento di un ministero pesante.
“Votiamo? Sì, ma niente di serio”. Così Di Maio punta a “disarmare” la Rousseau