Alberto Angela è diventato l’uomo più amato dalle italiane, e dagli italiani. Il suo successo, ottenuto con pacatezza, intelligenza e signorilità, ha stregato ormai tutti. I suoi programmi sono tra i più attesi, seguiti e commentati sui social, dove il divulgatore scientifico più noto d’Italia raccoglie sempre ampi consensi. Tornato in prima serata con il suo “Meraviglie“, di Angela i fan vorrebbero sempre saperne di più, ma lui, alla sua vita privata, tiene particolarmente.
Difficilmente ne parla, ancor più arduo trovare uno scatto in compagnia dei figli (ha tre maschi) e della moglie Monica. Alberto non è nato in Italia ma a Parigi. All’epoca il padre Piero era corrispondente Rai dalla Francia. Ha una sorella, Christine, quattro anni più grande. L’esordio in video lo si deve alla televisione italiana in Svizzera, nel 1990. Il debutto in Rai avviene tre anni dopo, al fianco del padre ne “Il pianeta dei dinosauri”.
L’accusa, da cui si è liberato subito, è di essere “figlio di”. “Tra me e Alberto il vero scienziato è lui”, dice sempre Piero Angela. Angela junior non è solo un noto divulgatore televisivo, ma anche un paleontologo. Laureato con lode in Scienze Naturali, ha frequentato corsi di specializzazione a Harvard, alla Columbia, e all’università della California. Ha trascorso diversi anni in Africa e in Mongolia, alla ricerca di scheletri di dinosauri.
Di quel periodo ricorda le notti trascorse in tenda, circondato da formiche legionarie, iene e ippopotami. Alberto è anche stato bocciato in quinta elementare. Lo ha raccontato il padre Piero in un’intervista a Cartabianca di Bianca Berlinguer: “Ad Alberto la bocciatura è bruciata molto, ma gli ha innescato una spirale virtuosa”, ha aggiunto il padre.
Alberto Angela ha tre figli maschi: Riccardo, Edoardo e Alessandro. La loro vita privata, come quella della mamma, è sempre rimasta lontana dai riflettori. Da bravo (ex) esploratore, colleziona sabbia. “Ho iniziato anni fa, quando partivo per le mie spedizioni da paleontologo”, ha spiegato, “Riempivo con la sabbia i rullini fotografici, poi, tornato in Italia, travasavo il materiale nelle boccette di vetro”.
Oggi ne ha più di una ventina: “Dai colori riesco sempre a identificare il deserto di provenienza”. Di lui si conoscono pochi altri dettagli: ama il tiramisù, inizia sempre la giornata con due tazze di espresso, che ama consumare in compagnia della famiglia, e 60 vasche in piscina, prima di lavorare, per scaricare i nervi.
Per chi non lo sapesse, Alberto è stato rapito in Niger mentre girava una puntata di “Ulisse” e ha vissuto per 15 ore da condannato a morte, picchiato e sottoposto a torture psicologiche, prima di venir liberato nel deserto. Di esperienze insolite la sua vita è stata costellata. Tra le altre, ha viaggiato con un cannibale – “Ragazzo dolcissimo”, lo ricorda in un’intervista al Fatto Quotidiano – attraversando l’Africa solo in sua compagnia.
Ha scoperto delle sue abitudini solo a metà viaggio, quando un sorriso ha mostrato i denti appuntiti, affilati a triangolo. Senza timore, ha stretto amicizia con lui. Ad Alberto sono stati dedicati una rara specie marina, una sorta di piccolo mollusco e un asteroide. Gentiluomo, colto ed educato: è il volto dell’Italia che ci piace. E di cui in questo momento di barbarie, abbiamo tremendamente bisogno.
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