Alberto Scagni è stato aggredito per l’ennesima volta in carcere. L’uomo è stato condannato ad una pena di 24 anni e sei mesi di reclusione perché riconosciuto colpevole dell’omicidio della sorella Alice Scagni. Il detenuto si trova ora ricoverato in ospedale in gravi condizioni, dopo essere stato sequestrato, minacciato di morte e pestato brutalmente da tre suoi compagni di cella nel carcere di Sanremo. La prima aggressione era avvenuta nel penitenziario di Marassi a Genova.
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Alberto Scagni aggredito in carcere: il racconto
È stato Fabio Pagani, segretario regionale Uil polizia penitenziaria Liguria, a denunciare l’aggressione subita da Alberto Scagni. Pagani parla del detenuto “noto alle cronache e di recente trasferito a Sanremo, brutalmente aggredito in cella dai suoi coincellini (totali presenti in camera quattro), sequestrato e minacciato di morte, probabile per reati da lui commessi”.
Il rappresentante del sindacato di polizia racconta di una “trattativa durata ore. Solo l’arrivo del magistrato di turno e del direttore, che hanno disposto l’ingresso in cella della polizia penitenziaria, con utilizzo della forza per salvare il detenuto aggredito brutalmente e sequestrato, hanno evitato morte certa (tentato omicidio)”.
Dopo l’intervento degli agenti della penitenziaria, due detenuti maghrebini sono stati arrestati con l’accusa di tentato omicidio e sequestro di persona. Alberto Scagni non si troverebbe in pericolo di vita. Pagani denuncia inoltre “la perdurante emergenza penitenziaria. Sotto gli occhi di tutti tranne che del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e del governo Meloni, fatta di sovraffollamento detentivo, insufficienza degli organici del personale, inadeguatezza di tecnologie ed equipaggiamenti e disorganizzazione imperante. Tutti elementi questi, particolarmente evidenti a Sanremo”.
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